THOR
TEOCRAZIE

di Michele”Mickey”  Miglionico
con la collaborazione di Carlo Monni

 

Thor #8
GIGANTOMACHIA – prima parte
scritto con Carlo Monni

Thor ha appena ricevuto la visita aspettata di un suo caro amico dell’Olimpo, Ercole, foriero di cattive novelle.
- La rinascita di tutti i miei antenati ha portato con sé molta sventura! Il regno di mio padre è devastato da una lotta parricida per il potere... una nuova Gigantomachia!!!
- Calma, mio nobile alleato… qual è la situazione, esattamente?
- I miei avi stanno combattendo per il dominio del monte sacro! Urano, Crono e Zeus, affiancati dagli antichi giganti fedeli a ciascuno di loro… una lotta parricida senza precedenti! Devi aiutarmi a fermarla!
- Senza dubbio la mia mano è tesa in tuo aiuto. Lascia che chiami a raccolta i valorosi guerrieri di…
- No, no, non c’è tempo! In questo frangente il regno di mio padre potrebbe essere già caduto, viste le forze in gioco!
- Faremo come dici – e, non appena ha finito di parlare, Mjolnir vortica squarciando il tessuto dello spazio-tempo.

Castello di Loki.
Il barbaro trattamento riservato ai suoi parenti di sangue ha ottenuto lo scopo prefissato: la pace per Loki. I suoi fratelli, i suoi genitori e i suoi figli si tengono alla larga da lui; e non è difficile, visto che l’edificio in cui dimorano è alquanto vasto.
Solo riguardo sua moglie Sygin l’atteggiamento del dio è cambiato. Ci ha ripensato, in fondo può tornargli utile.
Il cambio di rotta è dimostrato in questo momento: la bella donna è distesa nel loro talamo, nuda, sovrastata dalla figura di suo marito, anch’egli nudo, benché entrambi coperti da soffici lenzuola di seta. Lei lo ama sinceramente; e Loki non è il genere di persona che non approfitta dei sentimenti altrui in malafede. Fin quando Sygin potrà e vorrà offrirgli il piacere carnale, Loki ne usufruirà.

Non c’è modo migliore per sfogare le proprie frustrazioni e rischiarare i pensieri, pensa più tardi il fratellastro di Thor, rintanandosi in una delle sue stanza private e inaccessibili, per ordire i suoi nuovi piani.
Finché Odino si adopererà a rendere difficoltosi i collegamenti tra i Nove Mondi, nemmeno Loki potrà recarsi dalla maggior parte dei suoi futuri alleati per assoldarli. Nonostante l’esperienza nelle arti magiche che ha accumulato recentemente.
Ma il gigante nano non è un essere arrendevole o privo di risorse. Ci sono altri modi per portare avanti i suoi piani…

Himinbjorb, all’estremità del Ponte dell’Arcobaleno.
Allarmato dalla notizia della guerra che infuria sull’Olimpo, il diligente Heimdall scruta con maggiore attenzione di sempre Bifrost, il ponte dell’arcobaleno, e tutto ciò che lo circonda. Spera di non dover vedere nuovamente la sua amata patria devastata da un conflitto.
Questo timore lo scuote quando all’orizzonte scorge qualcuno, che avanza verso di lui con lento e regale incedere. La sua vista eccezionale gli permette di vedere chiaramente l’essere in arrivo; e l’ansia lo pervade, quando si rende conto di non riconoscerlo. Può dire vita, morte e miracoli di ogni essere che Asgard ha partorito, ma non ha mai visto questa persona. Eppure, man mano che si avvicina, la avverte di natura affine, come se fosse nativa del Regno Dorato. Che stia iniziando a perdere colpi?
- Salve, Heimdall. Il mio nome è Ashema… e chiedo udienza e asilo presso la corte di Odino.

Olimpo.
Il caos si è impadronito del regno di Zeus. Agli occhi di Thor si presentano due schieramenti agguerriti che si danno incessante battaglia. Come all’alba dei tempi (almeno come la intendono gli abitanti dell’Olimpo) dei, Titani, Giganti, Ciclopi ed altre mostruosità si affrontano senza tregua.
-Per l’occhio di Odino…- esclama Thor stupefatto -…mai in millenni di esistenza i miei occhi hanno veduto una simile scena!
-Amico mio, mettiamoci all’opera, quest’orrore deve cessare! – grida Ercole. Thor non riesce a capacitarsi di come queste divinità si siano lasciate trascinare in un nuovo conflitto, dopo aver subito sulla propria pelle la devastazione portata da Seth. Invero, pensa, i modi di agire degli dei non sono poi così diversi da quelle dei mortali, dopotutto. La sua filosofia non risolverà le cose, solo la forza fisica sembra essere il linguaggio compreso dai combattenti. Il dio del tuono non è affatto convinto che egli solo possa fare la differenza; se solo Ercole gli avesse dato modo di radunare i suoi compagni d’arme in Asgard… ma, come al solito, il dio della Forza, aveva agito d’impulso, cosa che già altre volte gli aveva causato dei guai.

La guerra infuria in ogni parte dell’Olimpo. Assiso sulla parte più alta del suo palazzo, Zeus, con al fianco la moglie Era, domina con lo sguardo il campo di battaglia. Lo sforzo sul suo volto tradisce la fatica di opporre la sua potenza a quella degli dei suoi progenitori: Urano e Crono, rispettivamente nonno e padre di Zeus, un tempo fieri avversari, ora uniti per rovesciare il regno del loro discendente.
Nessuno è neutrale, ognuno ha scelto la parte da cui stare. Con gli antichi dei si sono schierati molti dei titani che già un tempo lottarono contro l’attuale padre degli dei, il terribile Tifone, nella sua forma di mostro dalle cento teste, o i Ciclopi.
Alla testa delle armate degli dei, Thor riconosce Ares, il dio della guerra. Di tutti i figli di Zeus, è quello che ha dato è stato più spesso suo nemico, ma in questo caso si dimostra fedele alleato del padre e si getta nel conflitto con gioia selvaggia. È nel suo elemento, perché questa è la natura del dio della guerra: gioire del conflitto in quanto tale. Gli altri figli di Zeus fanno la loro parte: ecco Artemide, la fiera dea della caccia, scoccare le sue frecce infallibili contro i suoi avversari; Atena, dea della saggezza mostra il suo vigore guerriero menando fendenti con la sua spada; Efesto, il dio del fuoco, fabbro degli dei, interviene a capo di una schiera d’automi da lui stesso fabbricati. Eppure, le forze nemiche sembrano infinite, ma la situazione non può dirsi ancora perduta per Zeus ed i suoi alleati alquanto numerosi. Il primo di loro ad accorgersi dell’arrivo di Thor ed Ercole è Apollo:
- Ah fratello, alfine tornasti, portando un prezioso alleato. Il mio cuore gioisce nel vederti, dio del tuono, ma avrei preferito che avessi portato con te le armate di Asgard.
- Invero avrei voluto Apollo….-  risponde Thor - …ma Ercole non me ne dette il tempo!
Apollo fa un sorriso amaro:
- Come sempre il mio fratellastro agisce senza criterio - dice – Non importa, contro il potere dei miei avi, il tuo aiuto sarà sempre gradito.
-Attento!- urla Thor.
Una lancia scagliata con forza atterra a pochi passi da Apollo e subito appare la torreggiante figura del Titano Giapeto:
- Vedo che il mio vanesio nipote è stato salvato da uno che non appartiene alla nostra gente.
- Chi sei tu, straniero? – chiede il titano, colpendo Thor con forza inaudita.
- Sono Thor, il figlio di Odino! E pagherai per questo affronto! – urla il dio del tuono, vibrando Mjolnir sulla testa del gigante, che barcolla.
- Bel colpo piccolo dio, ma ci vuol altro per abbattere un titano - ribatte Giapeto.
- I forestieri dovrebbero imparare a non immischiarsi nelle questioni altrui – dice il ciclope Sterope, afferrando il dio asgardiano per le braccia e facendogli cadere il martello.
Per grazia delle Norne non sono più vincolato ad una guisa mortale, si consola Thor, mentre cerca di divincolarsi dalla presa.
Arge, fratello di Sterope, osserva divertito la scena ed ha intenzione di colpire il dio del tuono con la sua stessa arma, ma lo attende una brutta sorpresa.
- Vediamo quanto resisti ai colpi del tuo marte—unf! – sospira il ciclope, impossibilitato a raccoglierlo.
- E’ evidente che in tutti questi millenni nel Tartaro non sei stato aggiornato – lo canzona Thor, aprendo la mano e richiamando a sé il martello, come forse non aveva mai fatto. Ma è un dio, molto più potente di quanto credesse (a sentire Ashema)… perché non avrebbe potuto compiere quel gesto?
- Eh? – si lamenta Arge, vedendo sfuggire l’arma sotto le sue mani –Che magia è mai questa?
- La magia di Odino, contro cui i malvagi come te nulla possono, o malvagio - ribatte Thor scrollandosi dal mortale abbraccio di Sterope e gettandosi contro Arge colpendolo senza pietà
- Maledetto straniero! - esclama infuriato Giapeto – Pagherai cara la tua interferenza, nessuno colpisce impunemente un Titano!
- Allora dovrai chiamarmi nessuno caro fratello!
A quest’esclamazione segue un potente pugno e Giapeto vede…
- Iperione! Ti dunque messo dalla parte di Zeus, fratello?
- Invero sì - risponde Iperione – Il tempo delle battaglie è concluso ormai ed anche quello dei vecchi rancori. A che pro rovesciare il governo di Zeus?
- La vendetta è un motivo sufficiente, vile traditore!
Mentre infuria la battaglia tra i due titani, un altro sta minacciando Ercole, è nientemeno che Atlante:
- Tu sei il solo che possa starmi alla pari, Ercole: ora avremo modo di vedere chi è il vero principe della forza, se io, che ho sostenuto sulle mie spalle il mondo stesso, o tu, figlio di una mortale.
- Credi di canzonarmi alludendo mia madre? Sbagli Atlante, io sono fiero delle mie origini mortali e non ti permetterò di vincere.
Sorvolando il campo di battaglia, Thor ha modo di vedere altre battaglie come i tre mostruosi Ecatonchiri, (Briareo, Cotto e Gige) alleati di Zeus, combattere contro Tifone e la sua sposa Echidna. Considera l’idea di aiutarli, ma la sua attenzione è distratta… Alcune divinità come Demetra o Temi, Mnemosine e Tea, i cui poteri non sono di tipo fisico, sono minacciate da alcuni dei mostruosi alleati di Zeus. Demetra sta usando i suoi poteri per far crescere dal terreno robustissimi arbusti che imprigionano gli avversari, mentre Mnemosine, dea della memoria, confonde le loro menti facendo loro dimenticare chi siano e cosa stanno facendo.
Dalle profondità dei corsi d’acqua che circondano l’Olimpo salgono in superficie entità mostruose come Scilla e Cariddi: contro di esse si battono senza tregua Poseidone (noto ai mortali, specialmente agli Atlantidi che ancora lo adorano anche come Nettuno) assieme ai figli Tritone ed Anteo ed i Titani Oceano e Teti.
Ovunque volga lo sguardo, Thor vede guerra e sangue. Se lo spirito degli antichi vichinghi lo fa gioire alla prospettiva della battaglia, tuttavia i suoi anni passati tra i mortali gli hanno fatto comprendere l’insensatezza della guerra, specie se fratricida. Cupo in volto, egli atterra.

Gimlé, Asgard.
Ad Odino è stata annunciata una visita inaspettata, che sta giusto per ricevere.
- Ashema!
Odino riconosce subito la donna: è l’incarnazione umana di un dio spaziale. Ma, ad uno sguardo più attento, si rende conto della bizzarria. La donna non ha natura di Celestiale, ma di dea di Asgard. Com’è possibile?
- Salve, re Odino. Sono pronta a sciogliere ogni dubbio circa il mio attuale stato.
- Parla pure, donna. Mi hai letto nel pensiero.
- Sono il lascito del Celestiale che conoscevate come Ashema. Avendo esso dovuto troncare ogni legame con gli abitanti di questo pianeta, ha creato me, un essere di natura asgardiana, erede della sua affinità con i Terrestri. Ho la missione di monitorare la vostra società. Spero mi concederete asilo nel vostro regno – conclude, genuflettendosi.
- Sei la benvenuta nel mio regno, Ashema. Sarà molto costruttivo ospitarti tra le nostra mura. Farò predisporre un alloggio per te nella dimora di mio figlio Thor.
La donna si inchina e se ne va.
Ashema potrebbe rivelarsi un’utile fonte di informazioni circa le nostre origini, riflette Odino, un tramite per ritornare al nostro stato ancestrale di divinità… e al nostro pieno potenziale.

Olimpo.
- Chi va là?- urla una voce.
- Thor, figlio di Odino, Signore di Asgard.
Dinanzi a lui due bellissimi giovanetti biondi rivestiti di un semplice perizoma e con un paio d’alucce ciascuno dietro la schiena.
- Ti conosciamo dio del tuono - dice il primo – Nostra madre ci ha parlato di te, ed io ricordo bene quando tu ed i tuoi compagni Vendicatori foste portati sull’Olimpo. Devi scusare i miei modi, ma nonostante mio padre, non sono abituato ai modi della guerra. Generalmente uso la mai abilità con l’arco per ben più piacevoli usi. Io sono Eros, i mortali mi conoscono anche col nome di Cupido!
- Ed io sono Anteros!- aggiunge il secondo.
Thor sorride, la fama dei due figli di Ares ed Afrodite (che spesso i mortali chiamano Marte e Venere) gli è ben nota e sa anche non sono molto adatti alle arti della battaglia.
- Immagino che vostra madre sia al sicuro nei suoi palazzi.
- Sbaglieresti. Sino a poco fa ella era al fianco degli altri dei nel campo di battaglia, usando i suoi poteri per smorzare l’ardore combattivo dei nostri nemici, ora si trova con nostro cugino Asclepio, il dio della medicina, a curare i feriti della pugna.
-Non volevo offendere il valore di Afrodite ragazzi, ben conosco il suo coraggio.

Gimlé, Asgard.
In un’altra stanza del Palazzo Reale, Loki inizia ad orchestrare il suo folle piano.
Davanti a me, il motivo principale per cui ho stretto quel patto con Mefisto, pensa, non appena entra in una specifico ambiente.
- Salve, nipote – salutano all’unisono Vili e Ve, i fratelli di Odino.
- Salve a voi… posso avere l’onore di una chiacchierata?
- Certo… non abbiamo mai avuto l’occasione di conoscerci – ricorda Vili.
- Sfortunatamente no, ma ne ho sempre avuto il desiderio, ho sentito molto parlare di voi.
L’arte della captatio benevolentiae è insita nell’avido animo di Loki.
- Davvero? Devi essere uno dei pochi, visto che la maggior parte degli Asgardiani non ricordava la nostra esistenza, a malapena dopo l’intervento di Mimir – dice Ve, sbuffando.
- Non sono un individuo superficiale, signori miei… indago sempre a fondo alle questioni che mi interessano.
- Un’ottima qualità, non c’è che dire…
- Per esempio… potrei sapere qual è la verità sulla vostra morte?
I due fratelli deglutiscono, colti alla sprovvista dalla frecciata del nipote acquisito, del tutto volontaria.
- Quale verità? Perché ce lo chiedi?
- Ho saputo che ciò che Odino ha sempre divulgato potrebbe essere falso.
- Cosa dice Odino? – chiede adesso curioso Vili.
- Che vi siete sacrificati combattendo contro Surtur, all’alba dei tempi.
I fratelli di Odino scattano in piedi.
- Cosa? Come osa…?
- Bene… allora le voci non erano infondate…
- Odino ci condannò a morte contro Surtur, pur di non spartire il dominio su Asgard! Come ha potuto occultare in maniera così eclatante la verità?
- Come immaginavo, il mio padre putativo nasconde sotto la sabbia i suoi più deplorevoli misfatti.
- Odino, ahinoi, è un dio molto tenace, non si ferma davanti a niente e nessuno per ottenere ciò che vuole.
- E da quello che abbiamo potuto sentire ad Hel, Loki, tu non sei da meno.
- Lo ammetto. Per questo non mi faccio remore a chiedervi… siete disposti a collaborare con me?
- In cosa?
- Un mio modestissimo progetto per spodestare l’indegno Odino dal suo posto.
Vili e Ve si guardano negli occhi e sorridono, incuriositi.
- Parlaci dei dettagli…

Nel frattempo, dall’alto, Urano osserva una battaglia dall’esito incerto e decide di porvi fine. Egli è il più antico tra gli dei, nato dal Caos stesso, antenato di tutti coloro che vivono nell’Olimpo. Per millenni ha aspettato, ma ora tutto deve finire e finirà. Attraverso il suo corpo fluisce l’energia stessa dei cieli e quest’energia è liberata con un unico gesto ed invade l’Olimpo stesso. Zeus trema a quello sfoggio di potere, troppo forte per le sue energie esauste. La fine sta arrivando?

 

Note di Mickey
Ecco il prologo ad una brevissima ed intensa minisaga che, prevedibilmente, vede come fulcro il piano di Loki. Scommetto che credevate davvero che mi sarei disfatto di Ashema così facilmente, nel numero scorso…
Note di Carlo
La storia è frutto della fervida immaginazione del nostro Mickey ed Il sottoscritto ha solo aggiunto alcune scene concernenti le lotte fra dei. I complimenti spediteli a lui, per le critiche negative, ci sono io a vostra disposizione.

 

 

 


Thor #9
GIGANTOMACHIA – seconda parte
scritto con Carlo Monni

 

Olimpo.

Per un lungo istante tutto sembra congelato, mentre dardi d’inimmaginabile potenza percorrono lo spazio verso l’Olimpo, Atlante ed Ercole cessano il loro scontro ancora senza né vinti né vincitori.

- Invero mio padre dev’essere impazzito! - esclama Atlante – Ci distruggerà tutti!

- Per una volta sono d’accordo con te - ammette Ercole – Solo un miracolo può salvarci…

Lo stesso pensiero attraversa la mente di Zeus: egli vede la fine del suo stesso popolo, deve porvi rimedio. Nelle sue labbra si forma una silenziosa preghiera mentre stringe la mano della sua consorte.

- La mia forza è tua, marito! - proclama Era – i nostri contrasti nulla valgono di fronte al pericolo del reame eterno.

- Avrò bisogno di ogni oncia del mio potere supremo per riuscire in quel che voglio e posso anche fallire…- grida Zeus -…ma giammai cederò!

 

Thor ha compreso quanto sta accadendo e non perde tempo:

- A me venti, uditemi tempeste, è Thor, il vostro signore a chiamarvi, scatenate il vostro potere!

Batte il suo martello due, tre volte al suolo, poi rotea Mjolnir e si solleva in volo. Senza che egli lo veda, dalla terra stessa si solleva una figura femminile che sembra diventare sempre più grande, mentre allarga le sue braccia.

La tempesta si scatena, frutto del potere congiunto di Thor e Zeus. Fulmini di intensità incredibili intercettano le saette di Urano, una pioggia torrenziale spegne i fuochi che cadono dal cielo. Mai nella loro storia Zeus e Thor hanno impiegato una tale potenza all’unisono, ma stanno riuscendo nel loro intento.

 

Intanto la misteriosa figura femminile è diventata sempre più grande, sino al punto di apparire di fronte ad Urano che la osserva sbalordito.

- Tu?- esclama,

- Sì, io. Credevi, forse, che ti avrei permesso di distruggere i miei… i nostri figli e nipoti solo per soddisfare il tuo stupido orgoglio!?

- Taci, Gea! Tu che hai permesso che mi facessero il più orribile degli oltraggi, oggi io avrò la mia vendetta e riprenderò il mio posto, dovessi regnare su una pila di cadaveri!

- Ti dico di no! - proclama la dea della terra afferrando il polso del dio del cielo. I loro sguardi s’incrociano e le loro forze si misurano silenziosamente, ma è Urano a cedere esausto anche per lo sforzo di fronteggiare l’assalto alla sua tempesta stellare.

 

Il cielo è limpido adesso e Zeus crolla tra le braccia di Era, anch’essa spossata.

-Riposa marito mio - dice ella – Il regno è salvo per ora!

Thor ha esaurito le sue energie ed ora cade svenuto verso il suolo, ma Apollo lo raggiunge con il suo carro e l’afferra portandolo in salvo.

 

In un oscuro anfratto di Jotunheim, il regno dei giganti.

L’orchessa Angerboda (madre di Hela, Fenris e Jormungard) è alquanto sorpresa dall’arrivo del suo vecchio amante. E’ tornata a nuova vita da pochi giorni e sta ancora cercando la sua giusta sistemazione nell’ordine cose. Dal canto suo, Loki è riuscito a recarsi da lei di persona, dopo averla rintracciata con un incantesimo. Jotunheim è il mondo che ha i contatti meno difficili con Asgard, a causa dell’ambiguo rapporto tra i Giganti e gli Asi; in particolar modo per lui, che è originario di queste terre.

-Sono secoli che non ci vediamo, mio caro Loki – dice la strega, abbracciando il dio.

-Letteralmente… spero tu non ti sia annoiata, in compagnia di nostra figlia.

-Il Niffleheim è un posto molto più divertente di quanto si possa immaginare.

-Passo subito al sodo – cambia argomento Loki, pur rimanendo a stretto contatto con la seducente orchessa – vuoi partecipare ad un piccolo gioco?-

-Ovvero?

-Lo sterminio della famiglia reale.

-Vedo che non hai smesso di pensare in grande… ma l’idea mi alletta. Sono stati loro a farmi bruciare viva, al centro di Asgard, davanti ad una moltitudine compiaciuta… come pensi di riuscirci?

-Con l’aiuto provvidenziale di qualche amico e la tua conoscenza delle arti mistiche non sarà difficile come sembra… - conclude, baciandole il collo.

-Forse rischieremo di partorire altri mostri, così… ma non fa nulla – sono le ultime parole di Angerboda, prima di spogliarsi.

Ecco un altro dei motivi per cui sono sceso a patti con Mefisto… è stato un vero toccasana per la mia vita sessuale, riesce a pensare Loki, tra le braccia dell’orchessa.

 

Olimpo.

Il carro del sole attera nei giardini dinanzi al palazzo di Zeus.

- Figlio! - chiama – Accorri immantinente, il dio del tuono necessita delle tue arti mediche!

Asclepio, dio della medicina, accompagnato da Panacea si presenta dinanzi al padre.

- Sta’ sicuro che egli è in buone mani, padre, così come il nostro signore Zeus.

- Egli è forse ferito? - chiede Apollo.

- Solo esausto per lo sforzo sostenuto contro Urano, il quale, per nostra fortuna, non è in migliori condizioni.

Thor è adagiato su un letto ed Asclepio lo esamina.

- Come immaginavo – conclude – è solo stremato per il grande dispiego di potere. Gli basterà un po’ di riposo e qualche tazza di ambrosia per rimettersi.

In quel momento entrano Artemide ed Atena.

- La battaglia è terminata, per ora - annuncia Atena – ma non occorre essere la dea della saggezza per capire che torneranno all’attacco molto presto.

- Se è così, continueremo la battaglia sino alla vittoria - dice una voce improvvisa.

- Eracle! - esclama Artemide – che ci fai con Atlante al fianco?

- Ho visto la follia di Urano e mi sono convinto che egli non deve prevalere. Per quanto abbia dei rancori nei confronti di Zeus, egli ha finora dato prova di equilibrio nel regnare.

- Atlante, stai dando prova di grande saggezza - dice Atena.

- Che ne è di Thor? - chiede Ercole.

- Egli riposa sotto le cure di Asclepio e Panacea. Dobbiamo essergli grati per quanto ha fatto per noi.

- Molto bene, ma non restiamo fermi, prepariamoci alla battaglia, i nostri nemici non staranno fermi a lungo, forse dovremmo prendere l’iniziativa.

- Bravo Eracle! - esclama Artemide - Tu almeno sei un fratello più audace di quel prudente del mio gemello!- così dicendo ammicca verso Apollo.

- Tu dimentichi che ho il dono di vedere il futuro, sorella… – dice quest’ultimo - …e ti dico che una tale azione sarebbe disastrosa adesso.

- Sento parole di disfattismo in questa sala – interviene improvvisamente un accigliato Ares entrando nella sala – Noi dobbiamo prevalere e prevarremo, dovessimo lottare sino all’ultimo dio per farlo.

- Sempre il solito Ares - interviene un’altra voce, quella di un ometto grasso, basso e pelato avvolto in una specie di toga. Ares lo guarda con disprezzo:

- Tu se l’ultimo che ha il diritto di parlare Dioniso - replica – Guardati, c’era un tempo in cui eri un giovane bello con lunghi riccioli ed ora…ecco il risultato di millenni di stravizi!-

- Bah, non mi curo di uno che fa tanto il moralista e non ha avuto scrupoli a sedurre una vergine vestale!

- Cose di secoli fa e poi…grazie a quello i Romani mi hanno sempre venerato come loro protettore.

- E guarda che fine che hanno fatto, io non sono avvezzo alle arti del combattimento, forse, ma dovresti sapere quanto so essere potente se voglio.

- Bah, è stata la mollezza dei tuoi riti a far decadere Roma, ci scommetto!

- Adesso basta!- urla Atena – Il pericolo è alle porte del regno e voi perdete tempo a discutere, questo è un comportamento consono a bambini, non a dei!

- Invero hai ragione - ammette Dioniso – a quanto pare millenni di esistenza non bastano per imparare la saggezza. Ora scusatemi, i discorsi di Ares hanno il potere di farmi passare l’appetito.

Atena scuote la testa sconsolata. Regnerà mai la ragione tra i suoi congiunti? Ecco, improvvisa, arriva la sua civetta.

- Porta cattive notizie .- dice con sicurezza Apollo.

A volte, pensa Atena, suo fratello la irrita davvero. Atena ascolta i versi della civetta e poi…

- I giganti marciano compatti verso di noi, pronti alla battaglia, fratelli!

 

Nella terra di Jotunheim.

Qualche tempo più tardi, Loki non ha ancora lasciato questo mondo. C’è un’altra persona da contattare, in questo luogo… ossia, nella reggia dei Giganti.

Dopo millenni, il gigante quasi suo omonimo ha riconquistato il suo trono. Ed essendo un antico nemico di Asgard, è uno degli alleati perfetti.

-Utgard-Loki! Sono eoni che non ci si vede! – esordisce il gigante nano.

-Loki! Cosa ci fai qui?-

-Bell’accoglienza… non ricordi tutto ciò che abbiamo combinato insieme, nei bei vecchi tempi andati?-

-Certo… ma non mi aspettavo certo una tua visita. Pensavo che quel… di Odino avesse rotto i ponti con Jotunheim.

-Non completamente… e specialmente non per me, re dei Giganti. Sono venuto a proporti un’alleanza.

-Perché dovrei allearmi con te? Ho saputo quante volte hai tradito la mia gente.

-La nostra gente, non dimenticare le mie origini. Voglio offrirti un’occasione per estendere il tuo dominio… non vuoi sedere su Hlindhskyalf? – lo stuzzica, alludendo al trono di Odino.

-E come potrei?

-Offrimi la tua collaborazione. Aiutami a sterminare la famiglia reale… una volta compiuto il massacro, sarai libero di sfidarmi per il trono di Asgard.

-Tu cosa ci guadagni?

-Una sicurezza maggiore nel mio progetto… da solo, lo ammetto, non potrei riuscirci.

-Devi fornirmi maggiori dettagli se vuoi che m’imbarchi in un’avventura così irta di pericoli…

 

Olimpo.
Thor si sveglia trovandosi dinanzi un dolce volto di fanciulla.

-Dove sono? Chi sei?- esclama ancora confuso.

-Sono Panacea: mio padre Asclepio, mi ha incaricato di curarmi di te durante il tuo sonno.

-Panacea…sì, ho sentito parlare di te. Devo alzarmi ora, c’è bisogno di me.

-Bevi questa, prima, è una tisana corroborante, sono esperta in questo.

-Grazie, sono ancora un po’ confuso, poco prima di svenire, mi è sembrato di vedere una figura che assomigliava a mia madre, dev’essere stata un’allucinazione.

Thor beve e subito sente l’effetto della bevanda, ritemprato, riparte verso la sala principale.

Nella sala del consiglio gli dei dibattono il da farsi.

-Io dico: non perdiamo altro tempo!- sta dicendo Ares –Colpiamo i giganti ora, prima che il loro assalto arrivi fin sotto le mura del palazzo.

-Per una volta concordo con il mio fratellastro - interviene Ercole o Eracle che dir si voglia.

-Mi associo anch’io- aggiunge Efesto, per la prima volta da secoli, forse, al braccio della legittima consorte Afrodite, la donna che ne ha fatto, ahilui, il dio più dileggiato dell’Olimpo.

-Sono lieto di vedere che gli dei dell’Olimpo non hanno perso il loro valore. Io sono pronto ad unirmi a voi.!

-Concordo dio del tuono e non ti ho ancora ringraziato per essere intervenuto al mio fianco nel momento del bisogno.- è Zeus stesso a parlare.

-Non importa ora -si schermisce Thor -Ho udito che il nemico è alle porte.-

-Andiamo ordunque.- dice Ercole

-La battaglia è persa in partenza, per i tuoi avi.– profetizza il dio del tuono rivolto ad Ercole.

-Non è detto: sono i più antichi e potenti abitanti dell’Olimpo, e sono fiancheggiati da tutti i dissidenti del regno di mio padre… segretamente spalleggiati dal rancoroso Ade e altri nemici del trono.

Ha appena finito di dire queste parole che ecco approssimarsi le schiere nemiche, i temibili giganti ed anche i titani. A quanto pare Ercole non sbagliava, è tutt’altro che finita. 

Thor se ne rende conto quando vede l’imponente Urano, apparentemente ripresosi dall’attacco di poco prima combattere a mani nude: ha già messo fuori gioco, con le sue sole forze, molti tra i più valorosi guerrieri avversari.

Non appena è visto a fianco del figlio semidivino di Zeus, Thor viene repentinamente attaccato da alcuni titani ed evoca un fulmine che disorienta i colossi

-E’ opera di Zeus? – si chiede qualcuno, ma non avrà una risposta, perché la furia di Mjolnir si abbatte su di lui e i suoi compagni.

Gli alleati di Zeus, purtroppo, armati solo della loro forza divina, soccombono uno dopo l’altro. Solo un manipolo di figli di Zeus spronati da Thor resiste con fierezza ai continui assalti, essi sono: Ares, Efesto, Artemide, Atena, Ercole, spalleggiati dal fiero titano Atlante..

-Resistete guerrieri dell’Olimpo!- urla Thor –Il male non potrà prevalere nel regno degli dei, finché i coraggiosi si batteranno per la giustizia.

Ercole è stato molto perspicace a voler inserire la variabile asgardiana nella battaglia.

Bravo, Thor…risolleva il morale dei soldati, pensa il principe della forza.
Intanto, nella mischia, casualmente, pur separati da molti guerrieri, Thor e Zeus si fissano l’un l’altro. Una semplice occhiata, uno sguardo di complicità tra le due divinità che è un incoraggiamento a non desistere.

Grazie dell’aiuto, asgardiano, ringrazia mentalmente il re dell’Olimpo, continuando a combattere.

 

Castello di Loki.

Con le gambe incrociate, gli occhi chiusi, le mani sulle ginocchia, Loki è meditabondo. In realtà sta approntando un’estenuante incantesimo, che gli permetterà di valicare i limiti imposti da suo padre. La sua forma astrale lascerà il suo involucro mortale per raggiungere gli altri nemici di Asgard, nei più remoti angoli dei Nove Mondi…

 

Olimpo.

Nelle oscure profondità del reame dorato siede la figura corrucciata di Ade, che i mortali conoscono anche come Plutone. Egli non ha preso alcuna parte nella guerra che si combatte in superficie. Non prova molta simpatia per suo fratello Zeus o per quell’altro presuntuoso di Poseidone, che se la sbrighino da soli, comunque vada a finire, i morti riempiranno il suo regno ed a lui va bene così.
Non nota la figura alle sue spalle finché non è troppo tardi.

-Salute a te Ade!

Ade si volta per vedere un’imponente figura dalla barba striata di bianco.

-Prometeo, cosa ti porta qui? Come hai superato Cerbero?

-Uno scherzo da nulla per un maestro dell’astuzia.- risponde Prometeo –Sono venuto a dirti che devi intervenire al fianco dei tuoi fratelli.

-Io non sono tenuto a far nulla, che m’importa delle beghe dei viventi? Io sono il signore dell’oltretomba.

-Non puoi ingannarmi Ade. Conosco il tuo animo risentito, ma pensa alle conseguenze. Sei così insensibile da ignorare il dolore di chi ti è caro?

-Pensa a ciò che ti dice, marito.- interviene un’altra voce.

-Persefone, io….

-Se i miei cari dovessero perire perché hai permesso ai nemici del regno di agire, io non potrei perdonarti, il nostro accordo sarà rotto per sempre.

-Mia amata moglie, anche se essi dovessero morire, sarebbero, comunque ospiti del mio regno e…-

La dea non cede e lo fissa con sguardo eloquente.

-Non posso costringerti con la forza, lo sai, ma se davvero sei il nobile dio che mi hai sempre detto di essere, ebbene sai cosa devi fare.

In innumerevoli millenni di esistenza, Ade non è mai riuscito a dire di no a sua moglie.
Prometeo sorride.

 

Niffleheim, il regno dei morti.

Persa nella sua solitudine, la dea della morte Hela non si aspetta certo visite non annunciate. Per questo la colpisce molto l’apparizione, davanti ai suoi occhi, della forma astrale di Loki. Ma non lo dà a vedere:

-Salve, figlia.

-Sono mortalmente annoiata. Non c’è anima viva, nel mio regno. Ovviamente escludo il fido Garm, la taciturna Modgud e i miei servi… non hanno certamente il pregio di saper intrattenere brillanti conversazioni!

-Vedo che hai finalmente ereditato il mio senso dell’umorismo. Ebbene, cara…sono venuto in tuo aiuto.
-In mio aiuto? Cosa intendi fare?

-Un colpo di stato. Non saremo soli: i più importanti nemici di Odino saranno al nostro fianco. Stermineremo la famiglia reale, di modo che sarò l’unico legittimo erede al trono.

-Io cosa c’entro in tutto questo?

-Pensaci: tuo padre sarà re di Asgard! Questo non porterà forse vantaggi? Senza contare che la guerra contro la gente di Odino spargerà molto sangue…

Hela sorride maleficamente. Ha capito dove vuole andare a parare.

-Mi unirei volentieri alla tua causa, se avessi modo di violare il veto di Odino, che mi impedisce di lasciare questo regno.

-Dammi qualche giorno di tempo e diventerò così potente da poter infrangere qualsiasi ostacolo.

-La tua sicurezza, in passato, si è rivelata infondata. Avrai bisogno di molto aiuto… contatterai forse anche la mia rinata madre?

-Già fatto, mia cara. Quell’orchessa, non è solo affascinante, ma anche un’abile maestra di magia nera. Oltre che un ricettacolo di risentimento contro il regime di Odino, che la uccise illo tempore. Penso potrà essermi d’aiuto…

 

Olimpo.

Altri guerrieri cadono a causa dei feroci attacchi di ambo le parti, gli scontri fra titani scuotono il terreno, la situazione è in una fase di stallo. Neanche Thor ed Ercole riescono a vincere completamente la morsa dei Titani superstiti, frattanto che Zeus ed Era stanno imbastendo un duello personale con Crono e Urano.

-Tuo padre avrà bisogno di aiuto, Ercole!- esclama Thor  -Lascia che mi occupi io dei giganti… ne ho esperienza…

-Sei un vero amico, Thor – replica Ercole, lasciando quel campo di battaglia.

Mentre Mjolnir lavora a piena potenza per tenere occupati i titani, il dio del tuono osserva con la coda dell’occhio la sfida più importante che sta avendo luogo. Fortunatamente, come aveva previsto, l’intervento inaspettato di Ercole destabilizza il vantaggio che Crono e Urano stavano accumulando, improvvisamente al fianco di Zeus ecco arrivare altre due figure: Poseidone ed Ade.

-Coraggio fratelli.- esclama Ade –Uniamo il nostro potere, come già facemmo contro nostro padre eoni fa.

-Ben detto fratello.- interviene Poseidone –La battaglia può ancora finire a nostro favore.

E così, infatti, l’afflusso delle energie dei suoi fratelli potenzia Zeus che riprende vigore; ora la marea è a suo favore e il padre di Zeus se ne accorge… Crono ha già subito una grave sconfitta all’alba dei tempi, ma, alla fine aveva accettato di buon grado il suo ruolo di dio dello scorrere del tempo, ma dopo la terribile teomachia di poco tempo fa, si era risvegliato in lui ed in suo padre un’insopprimibile sete di vendetta. Nemmeno lui sa spiegarsi bene perché, sa solo che vuole andare sino in fondo. Urano ha dissipato le sue energie divine in uno sforzo titanico e non le ha ancora ricostituite, ora deve pensarci lui,  così, decide di usare il suo asso nella manica, per non consumare inutilmente le ultime forze. Alza un braccio verso il cielo e, nel giro di pochi secondi, sull’Olimpo il tempo sembra fermarsi… per tutti, tranne che per lo stesso Crono e …. Thor, che si accorge di essere fortunato. Forse la sua natura asgardiana, forse la magia di Mjolnir lo rendono diverso dagli altri combattenti, immune al nefasto potere olimpico del dio del tempo, come ha appena dimostrato.

L’antica divinità sembra spossata dopo aver dissipato le sue forze per rallentare indefinitamente il tempo nella sua dimensione. Adesso, solo il dio del tuono è in grado di opporsi al nemico di Zeus, che avrà intenzione di uccidere i suoi avversari in maniera sleale.

Mjolnir prende a roteare, in maniera tanto vorticosa da diventare incandescente e luminoso, carico di energie elettriche e mistiche; poi parte, alla volta di Crono, che, nonostante la sua particolare sfera d’influenza, non riesce a scansare in tempo il martello di Thor, venendo investito dalla sua folle corsa e dalla tempesta di fulmini che genera di conseguenza, travolgendo peraltro l’inerme Urano, ancora troppo debole dopo lo sforzo di poche ore prima.

Un secondo dopo, nell’Olimpo il tempo torna a scorrere normalmente.

Tutti riprendono a combattere, ma notano qualcosa di strano: il padre e il nonno di Zeus sono riversi per terra, fulminati, e il martello di Thor sta tornando celermente nelle mani del suo padrone.

-Cos’è successo? – chiede Ercole, consapevole di essersi perso qualcosa.

-Il padre di tuo padre e suo padre non sono più una minaccia per questo regno.

Prive dei loro potenti capi, le armate nemiche non hanno la forza di continuare, in breve le forze di Zeus hanno ripreso il controllo della situazione.


Svartalfheim, regno degli Elfi Neri.
- Fammi capire… una volta fatti fuori i tuoi parenti, noi ci combatteremmo per il dominio di Asgard?
- Sei molto più sveglio di quanto narri la tua fama, Malekith – ironizza la forma astrale di Loki.
- C’è poco da scherzare, con un progetto brutale come quello che stai ordendo. Sei sicuro di riuscire a farmi arrivare nella reggia di Odino?
- Certo, altrimenti non ti avrei proposto alcunché. L’unione fa la forza, mio caro elfo.
E Loki riprende a viaggiare. C’è un’ultima tappa che deve toccare, nel suo peregrinare.


 
Olimpo.

-Il merito è solo tuo dio del tuono - dice Zeus.

-No, sommo Zeus, sono i tuoi figli e nipoti che devi ringraziare, loro che hanno resistito agli invasori sino all’ultimo respiro, senza di loro neanch’io avrei potuto alcunché.

-Ciò che dici ti fa onore dio del tuono, immagino che resterai per un banchetto.

-Mi spiace o sommo, ma affari urgenti mi attendono nel Regno Dorato.

-Sia come vuoi… a presto! Però, figlio di Odino, di’ al tuo signore che sono in debito con lui.

 

Muspellheim, il mondo dei demoni del fuoco.

La forma astrale di Loki continua a viaggiare tra i Nove Mondi. Una delle tappe più delicate è proprio questa, sospetto confermato dall'accoglienza riservata dal sovrano di questo mondo:

-Come osi presentarti al mio cospetto? - gli grida contro Surtur, colpendo a vuoto la sua manifestazione psichica - non fosti proprio tu, insieme a Thor e Odino, a vanificare la mia opera di distruzione?!
-Certo, e ti assicuro che lo rifarei. Sarebbe uno spreco immenso distruggere questo regno così ricco - confessa Loki.

-Allora non abbiamo niente da dirci!

-Cerchiamo di focalizzarci sui nostri interessi comuni. Facciamo una tregua: tu mi aiuterai a uccidere Odino…

-Sono bloccato qui, nano! Pensi non l'avrei già fatto, se avessi potuto?

-Ascoltami, prima! Tu sei l'unica entità in grado di tener testa ad Odino; per questo non solo ti libererò da questo mondo, ma farò in modo che ti ritroverai faccia a faccia con lui.

-Non vedo come potresti.
-Fidati. Una volta conclusa la nostra collaborazione, potremo combatterci fino alla morte, decidendo il destino di Asgard: la mia sovranità o la sua distruzione.

Chissà cosa c'è sotto, pensa Surtur, ma, senza l'aiuto di Thor e Odino, non avrò problemi a far divorare dalle fiamme questo scherzo della natura.

 

Asgard.

-Ti sei dimostrato ancora una volta un guerriero valoroso – si complimenta Odino, dopo aver ascoltato il resoconto di suo figlio. Insieme a lui, la maggior parte della famiglia reale, a partire dalla sua matrigna Frigga, fino ai suoi fratelli, a sua moglie e al suo figlio legittimo. Nessuno lesina complimenti nei suoi confronti.

-E’ la mia vocazione, padre.

-Figliolo, dimenticavo… tornando a casa, troverai una sorpresa. Ma non chiedermi cos’è.

-Va bene, come vuoi… adesso scusami, devo parlare con dei vecchi amici.

E’ così che si avvicina a Fandral, Hogun e Volstagg, i mitici Tre Guerrieri.

-E’ stato un vero peccato non aver potuto pugnare con te, Thor!

-Anche per me, fosco… mi mancano le nostre vecchie avventure!

-Sembra che adesso tu sia tutto preso dalla tua famiglia e dai tuoi antichi amici ritrovati…

-Mi dispiace di avervi trascurato in quest’ultimo periodo, Fandral, ma, come potete facilmente immaginare, gli affari di famiglia hanno assorbito ogni secondo del mio tempo.

-Non c’è niente di cui scusarsi, Thor, come sempre hai fatto la cosa giusta. Anche noi abbiamo goduto della compagnia della carne della nostra carne, che abbiamo rischiato di perdere per sempre, a causa di Seth.

-Come stanno i ragazzi, adesso Volstagg?

-Molto bene, grazie. Spero valga lo stesso anche per i tuoi. Uno di questi giorni andremo tutti a trovarli!

-Ne saranno felici. Perché non venite a pranzo da noi, domani?
- Ti faremo sapere!
- Bene… attendo con ansia una risposta – conclude Thor, abbracciando i compagni.

 

Nornheim.
Questo regno minore (nell’economia dei Nove Mondi) è sempre stato guidato dall’ambigua Karnilla, con esiti alterni (per anni la popolazione è rimasta pietrificata, vittima di un incantesimo). La donna, per adesso, ha l’unico obiettivo di regnare con saggezza. Questo finché Loki non bussa alla sua porta.
- Per Buri! Cosa ci fai qui, Loki? Per di più in questa forma?
- Salve, Karnilla, e scusa se mi sono presentato senza preavviso. Come va?
- Come potrebbe interessarti la cosa?
- Mi chiedi come? Bene… pensavo che fossi un po’ risentita con il mio fratellastro Balder…
A quel nome, l’espressione della regina si fa rancorosa.
- So che il vostro idillio è finito da tempo – continua il malvagio dio – ma credo che il ritorno in vita di sua moglie Nanna… peraltro, uccisa da te, per quanto ne so… abbia dato il colpo di grazia ad ogni speranza di riconciliazione.
- Pensi di conoscere i sentimenti che albergano nel mio cuore, forse?
- Sì… penso che una parte di te sia ancora invaghita del coraggioso, luminoso, bla bla. E voglio far leva su quello per ottenere la tua collaborazione.
- Collaborazione per cosa?
- Vuoi la possibilità di esorcizzare i tuoi sentimenti per Balder… uccidendolo con le tue stesse mani?
- Cosa?
- E per di più… con la possibilità di regnare su Asgard?
- Io… sono disgustata dalla tua proposta, Loki…
- Suvvia… sappiamo benissimo entrambi che la tua facciata da brava regnante è solo una maschera.
Karnilla abbassa lo sguardo. Il dio ha ragione: l’uccisione di Balder potrebbe farle raggiungere la catarsi… la liberazione che aspetta da troppi anni.

Poco dopo, nella reggia di Thor…
Si continua a parlare della Gigantomachia.
- Spero che il rapporto tra me e Odino non degeneri mai a tal punto…
- Impegnati perché non succeda – gli consiglia Sif.
Per la prima volta dalla fine della guerra con Seth, Thor si ferma per un istante e la bacia.
Aveva cercato di fermare i sentimenti che Odino aveva destinato all’oblio, ma non cercherà più di farlo.
Il giovane Uller si dilegua: non vuole rovinare l’idillio tra i suoi genitori, non può che fargli piacere che il loro rapporto ingrani nuovamente.
Mentre Thor e Sif si dirigono nella loro camera per consumare il loro rinnovato matrimonio, qualcuno li ferma.
- Salve, Thor… scusa se disturbo – recita una voce femminile sulla loro strada.
- Ashema?!

 

   

 


Thor #10
L’ANELLO DEI NIBELUNGHI

Bilskirnir.
Thor e Sif erano in procinto di dare libero sfogo a passioni assopite per millenni, quando la dea Ashema li ha interrotti.
- Ashema?! Come… come fai a essere qui? – chiede Thor, tra lo stupito e il contrariato.
- Tuo padre mi ha offerto una dimora nella tua reggia – replica la donna, impassibilmente.
La dea delle messi guarda perplesso suo marito.
- Ashema… non pensavo avessi bisogno di un posto dove stare… sei un Celestiale!
- Deduzione prevedibile, ma errata. Sono solo un costrutto divino creato dal Celestiale che conosci come Ashema. Ho l’incarico di studiare la vostra società e Odino me ne ha dato la possibilità.
- Vuoi dire che… sei una dea creata da Ashema con l’aspetto che era solita assumere?
- Esattamente. Ma avremo modo di parlarne, sento di aver disturbato qualcosa. Arrivederci, Thor, arrivederci, Lady Sif – si congeda, inchinandosi e dirigendosi verso la propria stanza.
- Incredibile – commenta Thor, una volta soli.
- Concordo… in privato mi spiegherai meglio questa situazione…
La coppia non fa in tempo ad entrare nella propria camera che qualcun altro li blocca.
- Thor! – grida il giovane Thialfi, brandendo una carta – è appena arrivata una missiva!
- Oh, grazie, mio caro amico – dice, rompendo il sigillo di cera lacca e sorridendo in direzione di Sif, anch’ella divertita, ormai, dalla situazione.
- Di che si tratta? – irrompe Uller, resosi conto che la tensione erotica tra i genitori è stata irrimediabilmente smorzata.
- E’ un invito, figliolo.
- Un invito? – chiede curioso Thialfi.
- Sì, da parte di Freyr e Freya. Ci invitano tutti a Sessrumnir… il palazzo di Freya. Sono secoli che non ci vado.
- Dovremo andare nel Vanheim? E in occasione di che? – si domanda Sif.
- Non specifica. Parla di una festa…siamo tutti invitati.
- Che sia una di quelle assurde declamazioni della mausongr?
- Madre, cos’è una mausongr? – è l’ingenua domanda di Uller, la cui permanenza nel Valhalla, evidentemente, non lo ha reso più esperto di quanto richieda la sua età anagrafica.
- Ormai sei abbastanza grande per saperlo: è un genere di poesia molto… lasciva, per così dire. E Freya ne va matta – spiega sua madre.
- Che bello! Ci andiamo, padre?
- Sarebbe scortese rifiutare un invito dai Vani, dopo secoli di silenzio.
Tutti sorridono compiaciuti, all’idea… tranne la casta Sif.
- Mi dispiace che sia andata così – rivela a cuore aperto il dio del tuono, poco dopo.
- Non preoccuparti… sono secoli che aspetto, qualche ora in più mi scivolerà addosso come acqua – fa altrettanto Sif.
- Scusa se cambio argomento, ma… dal momento che questa reggia è desolata quanto spaziosa… saresti contraria a far ospitare Magni, Modhi e Thrud tra queste mura?
Sentiti i nomi dei figli illegittimi di Thor, Sif si blocca e non parla. Ha pochi secondi per pensare: non vuole deludere Thor. Deve smetterla di comportarsi come le viene naturale da qualche giorno a questa parte – ovvero, come una moglie molto gelosa e possessiva. Suo marito è la persona che stima più nei Nove Mondi. E se pensa che questa sia la cosa giusta, se ha davvero bisogno di passare del tempo con i suoi figli… cosa c’è di male?
- Perché dovrei essere contraria? Penso sia naturale che tu voglia stare accanto a loro… ma penso anche che abbiano bisogno della loro madre.
- Quindi…? – cerca di dire Thor, avendo capito che non c’è nulla da fare.
- … quindi penso che dovresti invitare a stare da noi anche Jarnsaxa.
- Oh – sussurra interdetto – penso sia un’ottima idea. Sei una donna eccezionale – si complimenta, baciandola.
- Anche per questo verrò da Freya… pur se controvoglia.
- Vedrai che ci divertiremo… e poi è meglio che Uller entri nell’età adulta sotto la nostra guida. Adesso scusami, ma vado a parlare con Ashema… intanto preparati.

In una stanza segreta del castello di Loki…
Quasi tutto è predisposto. Gli alleati sono stati reclutati, mancano solo un paio di dettagli. Di uno di questi si occuperà Angerboda, ignota ospite degli alloggi di Loki, il quale le sta giusto spiegando il suo compito.
- Dobbiamo fare un patto. Non appena recupererai il tesoro, me lo porterai e non lo userai per scopi personali.
- E non appena diventerai re di Asgard, io sarò la tua regale consorte.
L’accordo viene sancito con il sangue divino dei due, che sgorga dai polsi di ognuno per mescolarsi a quello dell’altro. L’incantesimo operato da entrambi fa sì che la mancata adempienza delle condizioni della collaborazione porti alla morte.
- Buon lavoro, donna… adesso devo lasciarti per prendere parte ad un intrigante evento mondano.
- Sì, ho sentito parlare del festino organizzato da Freya… sarà presente mezza Asgard!
- Sarebbe un’ottima occasione per mettere in atto i nostri piani, ma… i tempi sono prematuri e, cosa più importante, mi rovinerei gran parte del divertimento. Adesso vai.
Loki volteggia la mano, per aiutare l’orchessa nel viaggio verso Midgard.
Sparita la strega, esce dal suo nascondiglio con fretta. Nonostante la sicurezza che nutre nel suo più brillante progetto, è alquanto nervoso per la buona riuscita di tutto. C’è una parte recondita, inaudita del suo inconscio che si sente quasi in colpa per quello che sta per fare… in fondo egli stesso ha contribuito a sventare la minaccia di Seth e far tornare in vita tutti i suoi futuri sudditi… allora c’è bisogno di seminare morte e distruzione? , realizza. Il regno di Odino ha persistito troppi millenni. E i risultati sono stati lampanti: mille volte la loro specie è stata sull’orlo dell’estinzione definitiva. C’è bisogno di un mentalità nuova per governare i Nove Mondi.
- Fratello… c’è un pacco per te – lo interrompe con remore Helblindi, portando tra le mani un baule lungo e basso, dalle barocche incisioni. Su di esso, una pergamena tenuta ferma da un nastro scarlatto, decorato con rune d’oro.
- Grazie – dice semplicemente Loki, afferrando ciò che aspettava con ansia. Non ne può davvero più della convivenza forzata con i suoi redivivi parenti. Sygin farà storie per la sua partecipazione alla festa nel Vanheim, lo sa già. A volte vorrebbe vivere su Midgard: perlomeno lì il tempo scorre più velocemente.
Ma la sua attenzione è catturata da ben altro. Tornato velocemente nelle sue stanze, Loki siede intrepido e apre il baule.
Complimenti, Geirrodur… sembri aver usato a dovere gli incantesimi che ti ho fornito, si rende conto, ammirando la pregiata fattura delle armi riposte nel contenitore. Con queste spade indistruttibili, i miei alleati non avranno nulla da temere… a parte la spada del tesoro dei Nibelunghi, pensa compiaciuto, esaltato per la sua geniale follia.

Bilskirnir.
Ashema si sta guardando nel riflesso di uno specchio finemente intarsiato, all’interno della sua nuova stanza.
- Disturbo, donna? – dice una voce improvvisa.
- Affatto, Thor, entra pure e accomodati. Del resto questa è casa tua.
- Ma è pur sempre la camera di una signora…
- Non sono abituata a queste convenzioni umane.
- Avrei dovuto immaginarlo. Sai, devo ancora comprendere appieno il motivo della tua presenza qui…
- Il Celestiale che mi ha creato è stato redarguito circa il suo insano rapporto con le creature che popolano questo pianeta e le dimensioni ad esso adiacenti. Gli è stato intimato di troncare ogni rapporto con la Terra, ma non voleva che la sua ricerca riguardo la natura umana andasse perduta. Per questo mi ha plasmato a sua immagine e somiglianza, rendendomi un essere vostro pari.
- E’ un nobile proposito.
- Vorrei chiedere l’approvazione per costruire un apparecchio comunicatore.
- Come, scusa?
- Sono in grado di assemblare un macchinario in grado di trasmettere un fascio tachionico nello spazio aperto… un fascio recante, nella sua particolare frequenza, un messaggio per gli dei perduti, percepibile solo da essi nel vostro linguaggio primordiale.
Thor ha bisogno di qualche secondo per fare mente locale, dopodiché inizia ad essere allettato dall’idea. Ashema gli aveva rivelato l’esistenza di pantheon alieni, provenienti dallo stesso pianeta d’origine di quelli terrestri (pur non specificando la natura delle entità originarie, purtroppo). Allora, la curiosità del dio del tuono era stata scatenata… e immediatamente soppressa: i suoi doveri verso Asgard gli avevano impedito di partire. Ma…
- Questo vuol dire che gli dei che riceveranno il messaggio potranno venire a visitare il Regno Dorato?
- E’ quello che spero… ignoro quante divinità siano ancora in vita e quante siano interessati ad un rendez-vous di questo tipo.
- Tra miliardi di divinità… qualcuna dovrà pure rispondere. Se Maometto non va alla montagna… procedi pure, mia gradita ospite. Sono ansioso di vedere i risultati di questo progetto… spero che la nostra collaborazione possa portare frutti per entrambi le parti.
- Ne sono convinta – afferma, stringendo la mano del dio in segno di accordo d’intenti.

Bonn, Germania.
La capitale della Renania, un tempo anche della Germania. Una città bella, viva. E tra poco lo sarà di più.
Angerboda compare nelle strade di Bonn, improvvisamente, accanto ad Hagen.
Chi è costui? In tempi remoti, ci fu un’ardua battaglia per la conquista del tesoro dei Nibelunghi, una battaglia in cui anche il valoroso Sigfrido, di cui narrano le leggende, perse la vita. Solo due nobili fratelli, Gunther e Hagen, conoscevano l’ubicazione del tesoro, ma preferirono l’oblio della morte all’idea di esso in mani pericolose.
Il patto con Mefisto ha riportato in vita anche loro, ormai avvezzi da millenni alle battaglie e ai banchetti del Valhalla. Per Loki, è solo un altro dei vantaggi offerti dalla resurrezione dei defunti Asgardiani. Per la strega, non ci è voluto molto per rintracciare i due fratelli, metterne fuori gioco uno e rapire l’altro, persuadendolo a rivelargli il grande segreto.
Per le strade di Bonn, pochi notano il loro misterioso arrivo e iniziano a fare congetture sulla loro natura, scatenate anche dal loro bizzarro abbigliamento. L’orchessa potrebbe facilmente evocare un incantesimo di occultamento, in un altro contesto: ma ha già dovuto dissipare molte energie per viaggiare su Midgard, e dovrà usarne altrettante per recuperare l’anello.
- Allora, mio dolce amico, dove si trova il tuo tesoro?
L’eroe, stordito dalle manipolazioni mistiche della strega, si avvicina al lungofiume, si sporge dal parapetto e guarda in basso.
- Da queste parti, sotto il letto del fiume – bisbiglia timoroso.
- Devi essere più preciso. Ma in effetti hai ragione…anch’io sento la presenza di un artefatto molto potente, in questa zona.
- E’… è tutto così cambiato – commenta Hagen – sono passati così tanti secoli…
Camminano per un centinaio di metri e per entrambi la presenza dell’anello si fa sempre più vicina. Il burgundo ha un legame particolare con l’oggetto ed è ciò che Angerboda vuole sfruttare, per accelerare le ricerche.
- Dev’essere lì sotto – dice, indicando un punto del fiume.
- Immagino che tu non possa respirare sott’acqua… dovrò fare il lavoro sporco.
Angerboda scavalca il parapetto e si tuffa in acqua.
Qualche passante grida e chiama aiuto, una folla di curiosi si raduna sulle rive del fiume. La donna non sembra avere intenzione di riemergere.
Infatti, la strega sta nuotando verso il fondale. Dovrà sfruttare la sua natura semidivina e la sua stregoneria per poter sostare in apnea nel fiume e sopravvivere al suo inquinamento, che avvelenerebbe in poco tempo qualsiasi mortale. Le acque sono torbide e la ricerca è difficoltosa.
Maledetti umani, come possono torturare così gli elementi?, pensa l’orchessa, arrivando sul letto del fiume inquinato. Sente che il tesoro è lì sotto: comincia a scavare a mani nude.

Sessrumnir.
Thor, Sif, Uller, Magni, Modi, Thrud, Roskva, Thialfi e Ashema entrano nel maestoso edificio e sono colti da stupore.
- E’ incredibile – commenta basita la giovane Roskva.
Già nelle prime stanze è evidente il clima della festa: un vero e proprio postribolo.
- Altro che poesia lasciva – si lascia sfuggire Sif – consiglierei di andarcene.
- No, io rimango, madre, che tu voglia o no – sentenzia Uller, sotto lo sguardo indispettito della dea.
- Come volete, ragazzi… in fondo, avete decenni di vita fisica alle spalle, oltre a secoli di esistenza ultraterrena.
- Siete adulti e vaccinati, come direbbero su Midgard – osa dire Thor, ma nessuno coglie il senso di quel “vaccinati”.
I figli maschi di Thor, in compagnia di Thialfi, non se lo fanno ripetere due volte: in pochi secondi si sono persi nel marasma generale, intenti a godere dell’ospitalità dei padroni di casa. Le due ragazze, rimaste sole, si guardano dubbiose e intimorite, per poi mescolarsi anch’elle tra gli invitati, senza intenzioni precise.
E’ proprio l’organizzatrice di tutto questo a incedere verso Thor, Sif e Ashema, sprizzando sensualità da tutti i pori.
- Benvenuti! Sono contenta che abbiate accettato il nostro invito!
- Salve, Freya, siamo felici di rivederti – saluta Thor, abbracciandola, investito dal suo profumo afrodisiaco.
- Bene! Accomodatevi, ce n’è per tutti… - continua a fare gli onori di casa, abbracciando la dea delle messi - ma chi è questa tua deliziosa amica?
- Ti presento Ashema… avrete tutti modo di conoscerla…
- Ottimo! Se permettete, le faccio da guida – dice, prendendola per un braccio - Mi raccomando, divertitevi! – si assicura, dileguandosi con la dea celestiale, alquanto smarrita.
Sif non si lascia sfuggire una riflessione.
- In tutti questi secoli ho conosciuto il significato di pudore e castità. E con me, tutti gli dei sopravvissuti agli Dei Oscuri. Perché tornare alle origini? Perché regredire?
- Sif, è comprensibile che ci sia uno scontro di costumi tra la vecchia Asgard e la nuova. E’ un conflitto che sta avendo luogo anche nella mia mente. Dobbiamo dare tempo al tempo… si arriverà ad un compromesso.
- Sono d’accordo, ma dovremmo far capire ai risorti che nel Regno Dorato non c’è più posto per simili… svaghi. E’ nel nostro rispetto.
- Cara, se hai preservato il tuo corpo negli ultimi secoli… tranne forse per Beta Ray Bill… è stata una tua scelta.
La dea sorride imbarazzata.
- Va bene, mi lascerò andare. Per la cronaca: il rapporto tra me e Bill è stato puramente platonico.
- Lo spero per te.
- Non fare lo spiritoso tutto a un tratto! A proposito… dov’è l’eroe di cui stiamo parlando? Ho saputo che ha lottato al fianco dei mortali, recentemente.
- Il tuo è un dubbio legittimo, che anche il giovane Quasar di Midgard mi ha instillato[1]
. Dovrò indagare.

Il festino orgiastico non è una semplice occasione per far baldoria e scaricare gli scioccanti traumi subiti dalla popolazione nelle ultime settimane. E’ anche un modo per far riprendere un contatto concreto tra i vivi e i redivivi, un modo semplice ed immediato di annullare le distanze tra di loro. Questo vale anche per Thor, che non ha avuto molte occasioni di conversare con suoi vecchi amici e parenti. Soprassiede volentieri sulla vista di Loki che si dà da fare in maniera prevedibile. Lo fanno invece riflettere Lorelei e Amora: contrariamente a quanto si sarebbe aspettato, non stanno tenendo banco, le vede alquanto confuse. Cerca di comprendere la prima, da poco tornata dalla morte come molti altri; ma la sua vecchia amante e pretendente? Forse capisce qualcosa quando la vede guardare in cagnesco sua moglie; e non sa che questa gelosia (tra gli altri motivi di disagio) l’ha già portata ad atti sconsiderati, su Midgard[2]. E in fondo… entrambe hanno scoperto di avere dei genitori, oltre ad altri nomi… spera per loro che andranno avanti per la loro strada, senza farsi influenzare.

Tra gli ospiti a sorpresa dell’evento mondano del mese, un antico nobile eroe delle leggende norrene. Intento a godere della compagnia della dea Saga, favorito dal suo fascino di mortale eccezionale, viene bruscamente interrotto; l’immagine di un anello si marchia a fuoco nella mente di Sigfrido. Gli sembra quasi di vederlo davanti agli occhi.
- Ah… - lamenta, portandosi una mano alla fronte per il dolore.
Lo stesso accadrebbe a Gunther, se solo Angerboda non lo avesse stordito con i suoi incantesimi.

Thor e Sif si stanno normalmente intrattenendo in una conversazione con divinità che non vedevano da secoli, quando…
- Thor! Thor! – invoca qualcuno.
Il dio del tuono si volge in direzione del suono e capisce chi lo sta chiamando… con disappunto.
Gli bastano pochi attimi per riconoscerlo: è appunto Sigfrido..
L’Occhio di Odino, dalla dubbia affidabilità, gli aveva un tempo rivelato (tra le altre cose) che Thor era stato Sigmundo e suo figlio Sigfrido, gli antichi eroi, nelle sue prime incarnazioni mortali. Non aveva mai indagato sulla veridicità di quei racconti, ma adesso ha la conferma di essere stato ingannato. E questo è un altro punto a sfavore di suo padre.
- Oh… Sigfrido! Qual buon vento…
- Nessun buon vento, mio signore! Ho avuto una visione… il tesoro dei Nibelunghi è in pericolo, sta per cadere in mani pericolose! E solo il tuo martello può portarci su Midgard per impedirlo!
- Adesso?
- Sì, prima che sia troppo tardi!
- Sei un eroe valoroso, Sigfrido. Prendi il mio martello e portaci nel luogo in cui è nascosto l’anello maledetto.
Il divino mortale lo guarda con stupore e sgomento.
- Io… non credo di esserne degno… - riesce a dire.
- Lo sei, fidati.
Il rassicurante sorriso di Thor spazza via ogni incertezza… o quasi. Mentre il dio del tuono gli consegna il suo martello, Sigfrido teme il suo proverbiale peso possa trascinarlo sul pavimento, ma questo non succede.
- Sif, purtroppo devo lasciarti, la sicurezza dei Nove Mondi è in pericolo.
- Sempre melodrammatico, non cambiare mai – lo canzona la dea, salutandolo con un sorriso.
Mentre Sigfrido descrive irregolari linee nell’aria con Mjolnir, avvolgendo sé e Thor, il dio del tuono urla:
- Salutami i ragazzi… e fatti raccontare com’è andata!
Dopodiché, i due eroi scompaiono alla vista di tutti.

Bonn.
Le invocazioni d’aiuto dei passanti non sono state lanciate inascoltate. Bonn e il suo circondario sono protetti da un eroe misconosciuto, un campione che ha difeso tutta la zona dall’avvento dei Marziani.
- Luftwaffe! – grida qualcuno, sollevato dalla sua vista.
Il Protettore della Renania è alfine giunto. Forte dei suoi sensi sviluppatissimi , ha sentito il clamore creato dal tuffo di Angerboda ed è accorso. Bello come il sole, avvolto da un mantello scarlatto, in una succinta calzamaglia arancione, sul cui petto campeggia uno stemma cremisi senza soluzione di continuità con l’attaccatura del mantello. Scende dal cielo, come un angelo. Saluta tutti, per poi immergersi nelle acque del Reno.
La sua vista sviluppata gli permette di rintracciare la presunta suicida nella melma del corso d’acqua e in pochi secondi è su di lei, pronto al salvataggio. Ma Angerboda si accorge della sua interferenza e, con un semplice sguardo, fa perdere i sensi all’eroe. E questo le è costato parecchi secondi di autonomia, in assenza di aria.

La gente osserva attonita il corpo inerte del loro eroe tornare a galla. Prima che qualcuno possa commentare il dramma, un fulmine squarcia il cielo tedesco, risuonando per tutta la città.
Preannuncia l’arrivo di Thor… il dio del tuono.
- Ma quello… è il dio della mitologia?
- Sì, guarda… il martello, la barba…
- Ma non era rosso?
- Non so, ma dev’essere lo stesso che milita nei Vendicatori, in America…
- C’è qualcuno con lui…
Thor e Sigfrido non possono sentire le voci del popolo sul loro conto, anche perché hanno altro a cui pensare.
- Sì… è qui sotto! – urla l’eroe burgundo – Sento grandi forze all’opera…
Guidati da Mjolnir, il duo si immerge nell’acqua del Reno.
- Ma cosa c’è là sotto? Un parco giochi? – scherza qualcuno, sul parapetto, per sdrammatizzare.

Quando Angerboda si rende conto di chi è arrivato, le prende un colpo. Non aveva preventivato una cosa del genere.
Il tesoro è lì, a portata di mano: la terra e la melma che ricoprivano il baule sono state rimosse. Un ultimo sforzo…
La cassa emerge dalla sua tomba di secoli, ma una scarica di Mjolnir costringe l’orchessa a tornare a galla e a portare con sé tutti.
- Costui dev’essere un eroe locale – deduce Sigfrido, portando a riva Luftwaffe, lasciando quindi solo Thor…
- Angerboda! Non permetterò che un tesoro così potente cada tra le mani di una strega come te!
- Non hai l’autorità e il potere per fermarmi!
L’una con le proprie arti mistiche, l’altro con la magia del martello, i due si librano in volo, e la vera battaglia può cominciare.

- Sono il figlio di Odino!
- Piacere! Fu proprio la tua gente a condannarmi al rogo… che razza di eroe manda al patibolo un suo nemico?
Gli incantesimi letali di Angerboda vengono sistematicamente parati da Mjolnir.
- Erano altri tempi, donna, che è inutile rinvangare.
- Questo vale anche per me! Chi ti dice che le pene sofferte ad Hel non mi abbiano redenta? Non ho forse diritto al beneficio del dubbio, dopo tutto quello che ho passato?
- Forse, ma la maledizione del tesoro porterebbe a traviarsi anche il più valoroso degli Einheriar!
- Questa è la più banale delle scuse per nascondere le tue diffidenze!

Sessrumnir.
Loki si è distratto dal suo svago. E’ in collegamento empatico con la sua futura regina e sente che non ce la farà con le sue sole forze. Tanto per cambiare, quello… di Thor si è intromesso. Stavolta non rovinerà tutto, dovesse morire per riuscirci.
Appartato in una camera deserta del palazzo, il figliastro di Odino si concentra: la sua forma astrale si stacca dal corpo e viaggia, eludendo qualsiasi barriera mistica tra i mondi. E così…

Bonn.
… la forma astrale di Loki penetra nel corpo dell’orchessa, amplificando le sue energie, la sua determinazione e la sua capacità mistica. E nessuno se ne rende conto! Almeno finché…
Improvvisamente l’ultimo incantesimo intercettato da Mjolnir è stato così potente da spostare Thor di parecchi metri.
Dannata… diventa più forte, invece di indebolirsi? Non sono un mago… non posso sconfiggerla così!
Dal canto suo, Loki è ben contento di poter dare filo da torcere al suo fratellastro, impunemente.
- Arrenditi, Thor… non potrai difenderti da me per sempre…

Per strada, tutti osservano attoniti il bagliore di luci ed energie che sta illuminando il cielo serale. Non capita tutti i giorni di assistere ad uno scontro mistico…
Luftwaffe, finalmente, si riprende.
- Cos’è successo?
- Nobile collega… ci sono eventi al di fuori dalla tua portata – gli fa notare con amarezza, in un tedesco perfetto.
- Quello… è >cough< il dio Thor delle leggende?
- Esatto… E non sai chi sono io, pensa.
- Quella donna… mi ha steso con uno sguardo… sono impotente.
Sigfrido non sa cosa rispondere. La forza fisica è davvero inerme con una strega di quel rango?

- Sono stanca, dio del tuono… damnatio memoriae! – recita un ignoto incantesimo mediterraneo, evocando nuove energie mistiche che aggrovigliano Thor.
- Oh…
Il biondo dio sembra perdere coscienza, investito da un serpente luminoso che gli attraversa la testa per poi dirigersi, a velocità altissima, contro Sigfrido.
- Ah! – urla il burgundo, quando viene colpito a sua volta.
- Strega! Come puoi ferire questi eroi?! – si altera Luftwaffe, raccogliendo le forze e volando contro di lei.
Ma la strega, incarnata da Loki, sta aprendo davanti a sé la cassa, levitante. Ne prende subito un anello… anzi, l’Anello… e lo impugna, senza indossarlo (a causa del patto di sangue). Ma le basta dirigerlo verso l’eroe tedesco, per scatenare una tale forza da scaraventarlo a centinaia di metri di distanza.
Potenziato dal potere dell’Anello, con uno schioccare di dita Loki riporta se stesso e i suoi avversari su Asgard, ognuno dove dovrebbe essere. Grazie all’incantesimo imparato dai testi latini di magia, non ricorderanno niente di ciò che è successo.

- Incredibile – commenta Angerboda, finalmente padrona del suo corpo.
- Già – le fa eco Loki, stringendo tra le mani il tesoro – l’Anello, la Spada e la Cappa… chi potrà fermarmi?
”E’ tutto perfetto, non vedo come potrei fallire. I miei alleati sanno solo ciò che devono sapere e mi aiuteranno, ognuno a modo suo… Surtur si occuperà di Odino, la gelosia di Karnilla metterà in difficoltà l’impavido Balder… noialtri faremo il resto. E potranno sfidarmi quanto vorranno: con il tesoro dei Nibelunghi tra le mani, sono invincibile”.
In tanti millenni, Loki non ha mai sentito l’aspirato trono così a portata di mano.


 

Note
Luftwaffe è un personaggio creato da me nella sostanza e da Fabio Furlanetto nel nome. E’ chiaro a chi è ispirato, ma se vi interessa potrò parlare di lui e delle sue origini su “The Others”. Per la storia del tesoro di Nibelunghi, le mie fonti sono state le opere di Wagner, pur se non le più attendibili.

 

 

 


Thor #11
DI DEI E D’ALTRO [tie-in]          
scritto con Carlo Monni

 

Bilskirnir.
Era da tempo che Thor non aveva bisogno di dormire tanto. Adesso che si è ridestato, si rende conto che… ha mal di testa. Com’è possibile? E’ un dio e in quanto tale, non dovrebbe soffrire alcun genere di malore. A meno che non sia stato colpito da un incantesimo… si augura di no. Ricorda ancora con orrore la maledizione che gli lanciò Hela anni prima, che rese le sue ossa fragili. Dovrà chiedere a Odino di… visitarlo, in un certo senso. Per adesso, farà semplicemente un salto da Idunn e mangerà una delle sue miracolose mele.

In questi giorni la sua vita gli sembra alquanto complicata. Da quando ha recuperato la memoria di tutta la sua vita passata, gli capita di sentirsi alquanto confuso a volte. Gli sembra quasi che ci siano stati due Thor e non sa bene qual è quello vero o se lo sono entrambi. Certo, man mano che il tempo passa, tutto gli sembra più naturale e si trova a suo agio in questa nuova Asgard, che poi è la vera Asgard. Si rende conto che è tardi anche per un luogo senza tempo come il Regno Eterno, forse per questo Sif non è più nella stanza.

Uscito dalla sua stanza si imbatte nei suoi figli, tre dei quali sono accompagnati dalla madre, la gigantessa Jarnsaxa. Anche questa è stata una cosa cui riabituarsi, lui, che agli occhi dei mortali appare ancora molto giovane, ha tre figli dall’apparenza adolescente
- Com’è andata la serata, ieri? – chiede loro il dio. Ricorda che li aveva lasciati ad un festino orgiastico organizzato da Freya per andare…dove? Non riesce a ricordarlo e già non ci pensa più.
- Benissimo… io ho passato la notte in bianco – replica, non senza malizia e vanità, Uller.
- Mi fa piacere per te…
- Tu invece dove sei andato?
- Io? Me ne sono andato con tua madre dopo…
- Thor, ma… ad un certo punto hai lasciato la festa in compagnia di Sigfrido – gli ricorda Sif, ma suo marito sembra confuso, a giudicare dalla sua espressione. – Parlava di pericolo per tutti i Nove Mondi…

- No, niente di importante, credimi – liquida la questione, con una punta di preoccupazione dentro di sé. In realtà ricorda di aver parlato con Sigfrido e poi…e poi… non è successo niente, ecco tutto. Il pensiero continua a rimbalzargli nel cervello senza che lui riesca ad afferrarlo, per poi sfuggirgli del tutto quando sente Sif parlare con Jarnsaxa.

- Avete dunque deciso di accettare la nostra offerta e trasferirvi qui - sta dicendo la dea sposa di Thor alla gigantessa che, per qualche tempo ne era stata l’amante e gli aveva dato due figli ed una figlia. Una situazione ben strana l’avrebbero trovata i mortali, ma gli dei hanno diversi metri di giudizio.

- Confesso che Asgard è più divertente della terra dei giganti, ma non capisco la tua accondiscendenza, Sif.

- Nessuna accondiscendenza. Trovo giusto che i figli di Thor abitino con il loro padre, tutto qui. Quanto a te… Bilskirnir ha oltre cinquecento stanze, potremmo benissimo non incontrarci mai.

Il messaggio è chiaro: “Stai alla larga da Thor” e Jarnsaxa lo afferra benissimo. D’altra parte Thor sa essere un mostro di virtù quando vuole, ma l’eternità è lunga, dopotutto, pensa sorridendo.

 

Castello di Loki.
Il dio del male è a colloquio con la strega Angerboda.

- L’intervento di Thor nella conquista dell’oro del Reno è ai limiti della tolleranza. Non possiamo permetterci altri passi falsi.
- Ringraziami se non ho limitato la mia cultura magica a quella norrena, questo ci ha permesso di sbarazzarci sia di Thor, che di Sigfrido.

- Abbiamo solo guadagnato tempo... - replica Loki – … ma potrebbe bastare per completare il mio piano.

- Hanno tutti aderito al tuo piano?

-   Certo. Naturalmente ognuno di loro tenterà di tradirmi e seguire i propri piani, ma ho previsto anche questo e so come neutralizzarli. – sogghigna sinistramente - Avrei potuto anche cercare l’aiuto del nostro comune antenato Ymir, ma, sebbene pensi che, come Surtur, egli sia fuggito dal Mare dell’Eterna Notte, reputo troppo pericoloso mettere insieme quei due. Non sono certo che anche il potere dell’anello dei Nibelunghi basti a tenerli sotto controllo entrambi. Essi potrebbero distruggere tutta Asgard e non è certo quel che desidero. Tutto si potrà dire di Loki, ma non che sia un dio stupido.

- Ora che intenzioni hai? – chiede Angerboda.

- Solo aspettare il momento adatto e poi colpire. Questa volta non voglio fallire o il maledetto Odino mi riserverà una punizione ben peggiore di quelle che ho subito in passato.

 

Bilskirnir.

Mentre sta uscendo per recarsi da Odino, Thor incontra la sua ospite “celestiale”, o meglio, il suo avatar umanoide, che sta armeggiano con una strana apparecchiatura.

- Ashema, cos’è…?
- E’ l’apparecchio di cui ti ho accennato ieri.
- L’hai assemblato in così breve tempo?

- Non è stato difficile, anche in forma umana mantengo molte cognizioni dei Celestiali.

- In verità non comprendo ove tu abbia trovato una fonte d’energia atta a potenziare un simile costrutto.

Ashema lo guarda e sorride.

- Non sottovalutare le risorse dei Celestiali, Thor: ti garantisco che questo macchinario funzionerà e mi permetterà di contattare gli dei adorati dai popoli di pianeti diversi dalla Terra.

- Invero sembri convinta che essi esistano.

- Non dovrei? La religione è una necessità d’ogni creatura senziente, ogni specie del cosmo ha le sue divinità.

- Mi riesce difficile comprendere il tuo accanimento donna: noi dei della Terra abbiamo vissuto per millenni senza incontrarci mai, se non in occasione di gravi crisi.

- Non pretendo che tu capisca i miei motivi Thor. Oh, ecco che parte…

Un raggio di luce ascende perpendicolarmente al cielo di Asgard, un faro che illumina le dimensioni e lancia il suo messaggio.

Thor vorrebbe chiedere dell’altro, ma è interrotto da una voce familiare…

- Padre!

È Magni, il maggiore dei suoi figli, ha l’aspetto di un diciottenne e gli somiglia moltissimo.

- Che cosa c’è?

- Io ed i miei fratelli avevamo pensato di fare una visita su Midgard, sono passati parecchi secoli dall’ultima volta…

Thor sorride, quei ragazzi gli ricordano com’era lui quando era così giovane.

- A me sta bene e se avete il permesso di Padre Odino, potete andare.

- Grazie padre!
Thor sospira, deve abituarsi a questo nuovo ruolo ed a quel che comporta. Avrebbe dovuto dir loro di stare attenti? No. I suoi figli non sono degli sprovveduti, dopotutto guidavano i bersekers vichinghi in battaglia, no? I tempi sono cambiati, però, e forse… No! Lasciamo che facciano le loro esperienze da soli.

 

Bifrost, il magico Ponte Arcobaleno.
- Altolà! Fatevi riconoscere!- intima Heimdall, nonostante i suoi affinatissimi sensi già gli abbiano detto di chi si tratta.

- Salute a te prode Heimdall - lo saluta Modi – Siamo noi, i figli di Thor.

- Cosa vi porta sul magico ponte, progenie del dio del tuono?

- È nostra intenzione recarci su Midgard – risponde Thrud, la bionda nipote di Odino – Vogliamo vedere quanto sia cambiata nei secoli della nostra assenza e Odino ci ha dato il permesso di oltrepassare la barriera che ci divide da Midgard in deroga al suo editto.

- Fa’ attenzione, giovane Thrud, il mondo dei mortali non è più quello che ricordi.

- Ti dico basta, guardiano - interviene Magni - noi siamo i figli di Thor e non ci facciamo intimidire da nulla e nessuno.

- Ci credo, Magni Thorson. Avete la baldanza di vostro padre e l’arroganza della stirpe di vostra madre. Non vedo mio nipote Uller con voi.

- Non aveva voglia di venire, ha preferito una battuta di caccia – risponde Modhi – Allora, possiamo passare ora?

- Andate giovani impazienti.
I tre non se lo fanno ripetere due volte e si lanciano lungo il ponte multicolore. Heimdall scuote la testa e riprende la guardia.

 

Sala del Trono di Asgard.

Odino è seduto sul trono e sembra meditare quando entra Thor.

- Salute a te padre!

- Salute a te nobile Thor, cosa ti affligge figlio mio?

- È così evidente padre?

- Alla mia vista non sfugge che qualcosa opprime la tua mente. Parla orsù, non ti negherò aiuto.

Thor racconta di come si senta strano da quando si è svegliato, senza capire perché e che sperava che il Padre di Tutti potesse aiutarlo. Odino si tocca la barba, perplesso, invero. C’è davvero qualcosa di strano, pensa. Punta il suo scettro su Thor, ma non rileva alcuna traccia di magia asgardiana. Ciò è molto strano e, forse, è il caso di investigare ulteriormente. In quel mentre, ecco arrivare uno dei suoi due corvi che si appollaia sulla sua spalla destra

- Oh fedele Muninn, hai forse delle notizie per me?

Il corvo sembra sussurrare all’orecchio di Odino qualcosa che lui ascolta con attenzione, poi…

- C’è una crisi che coinvolge i Celestiali su Midgard - dice infine - La cosa è troppo importante, merita d’essere controllata.

Odino si avvicina al Cristallo della Visione ed improvvisamente sulla sua superficie appare una serie di scene che il Signore di Asgard osserva attentamente insieme a Thor. Davanti a loro vedono Maelstrom, apparentemente nel corpo di un Celestiale, scendere sulla terra e dirigersi su Los Angeles, dove, nel frattempo Ego, il Pianeta Vivente, si sta espandendo minacciando di inglobare non solo la grande città, ma lo stesso pianeta; vedono ancora Maelstrom distruggere Phoenix, la capitale dell’Arizona scatenando, senza nemmeno pensarci, un devastante terremoto; vedono un altro Celestiale battersi con un robot gigantesco della stessa foggia nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico sotto gli occhi degli eroi giapponesi chiamati Big Hero Six; infine vedono la sconfitta di Maelstrom ed Ego per mano di Capitan Marvel, Quasar ed i suoi Protettori dell’Universo.

- Tutto questo senza che io ne sapessi nulla, avrei potuto essere utile per risolvere questa crisi.

- I mortali sono stati ugualmente capaci di trionfare contro le avversità. La forza del loro spirito può dar lezioni anche agli dei – commenta Odino - Eppure la minaccia non è ancora finita.

- Cosa intendi, sommo padre?

- Quel che è rimasto del Pianeta Vivente è volato nello spazio, ma la sua minaccia non può dirsi debellata. Quanto gli è accaduto ha seriamente minato la sua già precaria sanità mentale. Egli deve essere posto sotto controllo e questo compito tocca a te figlio.

- Posso pensarci io se volete.

Thor si volta per vedere l’arrivo di una figura ben conosciuta, anche se non si vedevano sin dai tempi della lotta contro Onslaught: Roger “Red” Norvell, il mortale che, per breve tempo, l’aveva sostituito su Asgard nel ruolo di dio del tuono

- Red Norvell! Invero è un piacere rivederti!

- Già, sto abbastanza bene per essere uno che è morto tre volte, no? Vi ho sentito parlare di quel che è successo. Se volete posso andare io a sistemare Ego. Ricciolidoro, mi sembra di capire, è troppo impegnato con i suoi nuovi doveri di marito e padre - dice Norvell sogghignando.

- Questa è follia. Il dio del tuono è sempre capace di badare ai suoi compiti. Sarò io a fare ciò che è mio dovere per diritto di nascita.

- Bla…bla…le solite chiacchiere, non cambi mai eh?

- Basta così! - interviene brusco Odino – Andrete entrambi, così ho deciso!

Punta il suo scettro contro Norvell che, magicamente, si ritrova rivestito del suo costume di Thor, compresi i guanti di ferro e la cintura della forza, mentre nelle sue mani appare il suo martello dal lungo manico.

- Wow! Non c’è che dire vecchio, sei davvero impressionante come sarto.

- Ignorerò il tuo sarcasmo, Red Norvell. Ego è un essere di impressionante potenza e voi siete i più adatti ad affrontarli. Orsù, non indugiate oltre e partite.

 

Pianeta Terra. Città di New York.

I figli di Thor appaiono nel bel mezzo di Times Square, ma non suscitano grande interesse. La gente in costumi strani è una vista familiare e non fa molto effetto anche se si tratta di tre apparenti adolescenti in abbigliamento vichingo.

- Le città degli umani sono molto cambiate dall’ultima volta che camminai tra i mortali - commenta Magni.

- Ricordo - fa Modhi – Era l’invasione della Britannia, vero? O forse era quella dell’Irlanda?

- Bah! A sentir te, si direbbe che mi diverta solo a menar le mani.

- E non è vero, forse?- lo rimbrotta il fratello –Non hai mai saputo goderti la vita.

- Fate silenzio, voi due – li interrompe Thrud – Voglio godermi questa strana città. Abbiamo molto da imparare sui nuovi usi dei mortali. Ad esempio vedo che le donne qui portano gonne molto corte ed abiti molto scollati.

- Dici il vero e, per la barba di Odino, sono un belvedere - commenta Modi

- Sei sempre il solito anche dopo un millennio di oblio…

- Fratelli, ricordate quel che ci ha raccomandato nostro nonno Odino. Non attirare troppo l’attenzione ed apparire simili ai mortali.

- Nulla di più facile sorella – replica Modhi – Basta solo pensare e fare i gesti insegnatici da Odino e…

In un attimo le vesti vichinghe dei tre sono sostituite da abiti che sono perfette repliche di quelle tipicamente indossati dai Newyorkesi. Naturalmente non bastano a farli passare inosservati, dopotutto sono sempre un ragazzone biondo di circa un metro e ottanta, i lunghi capelli acconciati a coda di cavallo, uno appena più basso, ma non meno robusto ed una ragazza apparentemente giovane, ma alta e con un fisico da far invidia ad una modella. I tre figli di Thor sembrano totalmente indifferenti alle occhiate della folla.

- Fratelli, guardate quel locale! Fermiamoci: ho desiderio di placare la mia sete.

 

Spazio profondo.

Lo spettacolo è qualcosa di molto insolito: un piccolo carro trainato da due giganteschi arieti e con a bordo due uomini i cui abiti richiamano quelli degli antichi vichinghi si muovono nelle vastità spaziali e non solo nessuno di loro sembra minimamente soffrire l’assenza di atmosfera respirabile o di pressione, ma i due arieti si muovono con velocità che farebbe l’invidia della più moderna nave da guerra Skrull o Shi’ar.

- Confesso che non mi abituerò mai abbastanza a questo modo di viaggiare – confessa Red Norvell.

- Questo perché sei pur sempre un mortale ed abituato a considerare le cose con l’ottica dei mortali. Lasciati alle spalle queste limitazioni, ora combatti con gli dei.

- Sarà come dici tu. Piuttosto, quando troveremo questo posto?

-La Galassia Nera? Fidati di quanto dico, Red Norvell. Essa è ormai vicina. Su, Digrignadenti, avanti Arrotadenti, portateci immantinente alla nostra destinazione!

Gli arieti sembrano raddoppiare i loro sforzi e dopo quelli che sembrano pochi minuti…

- Eccoci amico mio: proprio come la ricordavo.

Dinanzi a loro si presenta uno stranissimo scenario: quelli che sembrano i resti Ego galleggiano nello spazio e sembrano attirati verso una palla informe dalle vaghe sembianze di Ego che sotto l’occhio vigile, ma enigmatico di un Celestiale dall’armatura rossa, sta tenendo a bada una terza figura ben nota ai due nuovi arrivati: Beta Ray Bill!

 

Asgard. Sala del trono.

Odino scruta il Cristallo della Visione ed osserva gli eventi, quando ecco arrivare un altro dei suoi corvi.

- Oh Huginn, quali nuove mi porti fedele amico?

Ancora Odino ascolta il corvo e…

- Dunque l’hai ritrovato, bene. Per quando confidi in Thor e negli altri miei figli, questa è un’impresa che meglio si addice ad uno dai suoi talenti, inoltre egli crede che il Regno Dorato sia caduto ed è giusto che sappia la verità e la sappia dalle mie labbra.

Basta un gesto della sua mano e l’immagine sul Cristallo cambia per mostrare una figura dall’aspetto di un lupo umanoide. Bene, pensa fra sé il Padre di Tutti, è il momento di comunicare col mio fedele suddito…

- Hrimhari, Principe dei Lupi, ascolta la voce del tuo sovrano…

 

Castello di Loki.

- Ti vedo pensieroso Loki – dice Angerboda.

- Ho percepito il nome di Fenris, il nostro figlio Lupo. Odino lo sta cercando – risponde lui.

- Vorresti avvertirlo forse? Non sei mai stato il più premuroso dei padri.

- Invero Fenris potrebbe essere utile ai miei piani, ma al pari di Odino, nemmeno io riesco a rintracciarlo, la cosa mi preoccupa. Mi chiedo quali forze siano in gioco su Midgard.

 

Galassia Nera.

Il pensiero e l’azione sono, spesso, compagni fedeli per Thor, visto l’amico in difficoltà salta giù dal carro e, spinto dal suo potente martello, giunge al fianco di Beta Ray Bill.

- Invero sono felice di rivederti, amico Bill, scomparisti subito dopo quell’infausta guerra con Marte!

- Asgard e la Terra hanno già molti difensori – spiega l’alieno che condivide il potere di Thor – Ho pensato che fosse mio dovere occuparmi dei bisogni di razze meno fortunate.

- Invero la tua sollecitudine ti fa onore, caro amico, ma ora hai dei valorosi compagni a coadiuvarti nella battaglia.

Ecco arrivare anche Red Norvell propulso dal suo martello. Insieme, i tre colpiscono i resti Ego che, però continuano, pur frantumati a convogliare verso il piccolo nucleo.

- Dobbiamo fare qualcosa di meglio – urla Norvell - Quel tipo in rosso non può aiutarci?

- Si tratta di un Celestiale, sono esseri di potere incommensurabili dalle motivazioni incomprensibili, non sono certo che voglia interferire nelle nostre faccende.

- Magnifico! Li conosci tutti tu, Ricciolidoro? – borbotta l’altro Thor.

- Norvell, sei troppo irriverente… ma almeno sei un buon combattente, un vero guerriero!

- Grazie, ma… ehi, che gesti sta facendo quel tizio!?

Il Celestiale indica Thor e dal suo indice fuoriesce un raggio che colpisce la fronte del dio.

- Cosa? – esclama Thor - cos’ha fatto?

Nel frattempo il Celestiale ha portato le mani al petto su cui si forma un cerchio di luce da cui, subito dopo fuoriesce una figura ben nota… quella di Thunderstrike!

 

Terra. New York.

Magni si avvicina al bancone del locale dove sono entrati.

- Una birra, oste… subito.

- Mmm. Ce l’hai l’età, ragazzo?

- Cosa?

- L’età. A vederti non sono troppo sicuro che tu ed i tuoi amici abbiate compiuto diciott’anni.

Magni rimane per un attimo interdetto, mentre Thrud scoppia a ridere.

- A quanto pare fratello… - dice -…l’oste ti reputa troppo giovane per poter bere. Invero è divertente.

A vedere la faccia di Magni non sembra molto divertito e Modi si prepara ad una bella rissa. Potrebbe essere divertente, ecco che il rumore di un esplosione li distrae tutti

- Cos’è?- si chiede Modi.

È la TV a rispondergli.

“… assalto alla sede dello S.H.I.E.L.D. Si tratta di truppe di Hydra… i civili innocenti stanno fuggendo…”

- Una battaglia!- esclama Magni

- Sì! - aggiunge Modi – Gli abitanti di questa città sono in pericolo, è dovere dei figli Thor aiutarli.

- Andiamo, non vedo l’ora di menar le mani dopo tanti secoli!

Escono dal locale e Thrud corre loro dietro.

- Aspettatemi, non verrò lasciata indietro sol perché sono una donna, prenderò anch’io parte alla pugna.

Il barista li vede uscire e scuote la testa. Questa città è piena di matti, pensa.

 

Galassia Nera.

- Come puoi essere Thunderstrike?- esclama Thor - Eric Masterson è morto, su questo non ci posson esser dubbi, io stesso gli fui accanto nei suoi ultimi istanti. Chi sei dunque tu?

- Infatti, non sono lui, sono un costrutto dei Celestiali con tutti i ricordi di Thunderstrike ricavati dalla tua mente.

In effetti, Thor conservava nel suo subconscio i ricordi della vita di Eric, almeno sino alla loro separazione.

- Ho conosciuto altri costrutti simili a te: un mio doppio e la manifestazione di Ashema che ora vive ad Asgard – dice.

- Molto interessante, avevamo bisogno di un altro tizio col martello, siamo così pochi – commenta ironicamente Red Norvell – Perché il Celestiale ti ha creato?

- Perché c’è bisogno di me. Ego deve essere fermato, se i suoi resti si ricompongono la sua minaccia tornerà più letale di prima. Solo l’azione combinata di noi quattro può riuscirci. - risponde “Thunderstrike” – Io sono stato creato per aiutarvi e comunicare a voi le decisioni del mio creatore.

Thor corruga la fronte e…

- In effetti, ci sarebbe un modo e sarebbe più facile farlo se agiamo all’unisono. La tua mazza funziona come quella che mio padre fece costruire per Masterson?

- È una replica perfetta

- Allora non perdiamo tempo. Seguite le mie mosse, miei compagni, e creiamo un vortice spazio-temporale.

I quattro martelli si muovono all’unisono, roteando, creando un quadruplo vortice, che ingloba tutto quanto si trova nel quadrato spaziale di fronte a loro, ad eccezione del Celestiale, e lo trascina via. Ogni singolo frammento di Ego ne viene attratto ed alla fine non resta più niente, mentre attraverso lo squarcio aperto dal vortice si vede Ego sparire nel cuore di una stella di una remota galassia.

- La minaccia è finita dunque? – chiede Beta Ray Bill.

- Per ora almeno, così sembra, tuttavia, troppe volte Ego è stato dato per spacciato per poi ritornare a minacciarci, quindi, chissà cosa ci riserva il futuro?

- Io spero di non sentirne mai più parlare – interviene Norvell – Ora, se non vi spiace, mi piacerebbe tornare a casa.

- Lo trovo giusto – dice Thor, poi si rivolge agli altri due - Voi due verrete con noi?

- Mi piacerebbe rivedere Asgard – commenta Beta Ray Bill – Verrò con te.

- Considerata la missione che mi è stata affidata, non ho altra scelta che seguirvi – dice Thunderstrike.

- Orbene, mettiamoci in viaggio.

- Quel tuo carretto ci porta in quattro? – chiede Norvell e ride allo sguardo truce di Thor.

Poco dopo i quattro si allontanano. Lo pseudo-Celestiale resta solo, poi si volge ed in un attimo è scomparso.

 

Castello di Loki.

Il dio del male fa un gesto di stizza. Questa è una complicazione non prevista, ma non importa, vincerà ugualmente, stavolta non può perdere.


Note
Un episodio fuori programma per fare da epilogo ideale all’epica saga “Di dei e d’altro”, che ha tenuto banco su Quasar e Capitan Marvel (oltre che su The Others e Rangers, come tie-in); potete trovarla nella nostra Library. L’assalto di Hydra citato nel racconto è cominciato su Capitan America #6, ma si vedrà nel suo splendore, con l’intervento dei figli di Thor, su Capitan America #7; il Colloquio tra Odino e Hrimhari, Principe dei Lupi, lo trovate in Campioni #9.

 

 

 


Thor #12
L’ASSEDIO

 

Bilskirnir.
La fastosa reggia di Thor si sta popolando di eroi. Da un lato, ciò che sembrerebbe la nuova, informale formazione del “Thor Corps”, che vede schierati ben quattro dei del tuono; dall’altro, i tre figli illegittimi di Ricciolidoro: Magni, Modi e Thrud.
- Sono molto fiero di voi – dice il loro padre – seguite le eroiche orme del vostro genitore… conosco il flagello dell’Hydra, su Midgard, e sono orgoglioso che abbiate avuto il coraggio di affrontarlo[3]
- Sono d’accordo con te, Thor – interviene Jarnsaxa, l’affascinante gigantessa, madre dei ragazzi, lusingati per le parole dei genitori.
- Purtroppo sono stato trattenuto su Midgard tra triviali questioni legali[4]… ma anche tu, Uller, dovresti avere esperienze di questo lignaggio…
- Hai ragione, caro – risponde Sif per il figlio – noi due siamo stati molto attivi come guerrieri, soprattutto negli ultimi decenni… ma penso che il nostro ragazzo debba essere educato più per regnare che per combattere, essendo il tuo erede legittimo
- Vuoi forse dire che il valore di un dio o un re di Asgard non si misura anche con l’abilità nella pugna?
- Non l’ho detto… del resto, tu sei il principe ereditario, eppure ti sei dimostrato valoroso nel salvaguardare il cosmo contro Ego…
- Infatti, ne abbiamo già disquisito, Sif… nostro figlio mi succederà come principe, un giorno, mentre Magni erediterà il mio spirito guerriero come nuovo dio del tuono – puntualizza Thor, scatenando la gelosia degli altri suoi figli – ma questo non significa che i due ruoli non siano complementari…
- I mortali maligni non indicano Uller come tuo figlio, dovresti saperlo Thor… - lo punzecchia Red Norvell.
- Appunto, sono solo malignità… - lo liquida Sif.
- Ma adesso basta… festeggiamo le nostre vittorie!!! – esorta gli altri il rosso dio.
- A proposito di feste, Thor… non ti ho informato dell’invito che abbiamo ricevuto per il tramonto.
- Quale invito, cara?
- I tuoi zii… Vili e Ve… hanno organizzato una cena destinata ai membri della famiglia reale. Ovviamente io, te e Uller siamo invitati…
- Non si rifiuta mai un banchetto regale! – esulta il ragazzo.
Poco dopo, sono tutti seduti in sala da pranzo, a sorseggiare idromele gentilmente portato in tavola da Roskva e Thialfi.
Sif e Beta Ray Bill ne approfittano per allontanarsi un attimo e parlare in privato.
- E così… tu e Thor siete sposati adesso… ha cercato di spiegarmi la storia dei ricordi rimossi a causa degli Dei Oscuri…
- Sì, è una storia complicata ed è sopraggiunta all’improvviso… ma confesso di esserne felice. Siamo stati vicini a convolare a nozze tante volte, dopo l’oblio di quella guerra… questo ha invero sciolto ogni dubbio. Io amo Thor, Bill. E’ sempre stato così… anche quando…
- Shh – la interrompe il dio dall’aspetto equino, abbracciandola poi - Mi fa piacere per te. E per voi.
- Grazie… sei un vero eroe, in tutti i sensi.
Ma la festicciola continua…
- Ashema, unisciti anche tu ai festeggiamenti!
- Grazie, Thor… ma credo che condividerò il vostro entusiasmo con il pensiero…
- Prova un po’ di sani piaceri carnali… - le suggerisce maliziosamente Red Norvell.

- Signori – interrompe tutto Beta Ray Bill - Io purtroppo devo lasciarvi… il cosmo ha bisogno di un protettore.
- Parti così presto? – chiede Thor.
- Nel frattempo in cui stiamo chiacchierando, un mondo civile potrebbe aver bisogno del mio aiuto.
- Non far nascere scrupoli nel nostro animo, collega… il tuo senso di responsabilità ti fa onore. Vai, se devi!
- Arrivederci!
- Non è che aveva un appuntamento galante? – scherza Red Norvell con il giovane Uller, facendolo sorridere.
Ma nel frattempo lo Stormbreaker ha fatto già scomparire nei cieli di Asgard l’alieno.
- Eric, ti vedo mesto – dice Thor, mettendo un braccio sulle spalle di Thunderstrike.
- Sono… confuso. Non sono Eric, anche se ti piace chiamarmi così. Ho i suoi ricordi, il suo aspetto, il suo potere… ma non sono lui. Penso che… andrò a schiarirmi le idee, ti dispiace?
- Dove pensi di andare?
- I mondi di Asgard sono così vasti e il mio martello viaggia velocemente… mi gusterò gli incantevoli paesaggi di queste terre.
- Vorrei poterti seguire… ma sappi che Bilskirnir è anche casa tua, quindi torna appena ne hai voglia.
- Grazie, Thor, sei un vero amico. Convocatemi in caso di bisogno – si congeda Thunderstrike.
- Red, anche tu vai via?
- Oh, no, per ora rimango qui, se non reco troppo disturbo…
- Dubito riusciresti a recarmelo, con centinaia di sale a disposizione…
- Certo che da quando Asgard è stata ricostruita com’era millenni fa… be’, è magnifica, suntuosa.
- Non posso che concordare…
- Se a volte ho nostalgia della mia condizione di mortale… ripenso a quanto sono fortunato ad essere un dio del tuono, adesso. Ho vinto la paura della morte, posso vivere in un posto che supera ogni fantasia umana in bellezza…
- Ti comprendo, anch’io a volte vorrei redire ad essere un mortale di Midgard, però il mio posto è qui, nel Regno Dorato…
I due contemplano silenziosamente il paesaggio, mentre i numerosi ospiti del palazzo continuano a conversare e banchettare animatamente.

 
Castello di Loki.

Nelle sue stanze segrete, l’ambiguo fratellastro di Thor sta discutendo del suo piano più ambizioso con la sua amante clandestina.
- Fra un po’ dovrò andare al banchetto, Angerboda… con Sygin, Narfi e Vali, purtroppo…
- Lo so, non preoccuparti… mi raccomando, sii naturale, non destare sospetti…
- Mi dovrei offendere per queste raccomandazioni. Vedrai, stavolta sarà tutto perfetto… soprattutto se quegli altri dei del tuono non interverranno… spuntano come funghi, ormai…
- Se tutto dovesse andare per il meglio… come ti comporterai?
- Quando tutto sarà finito… quando tutti gli opponenti saranno caduti… emergerò dalle macerie della reggia, come unico superstite, mancata vittima della tragedia… e reclamerò il trono di Asgard… e dovranno darmelo, perché sarò l’unico appartenente alla famiglia reale in vita!!
- Non vorrei fare la guastafeste, ma al banchetto non sono stati invitati i figli di Jarnsaxa… anche loro potrebbero reclamare il trono…
- Vuoi che tre ragazzini mi destino preoccupazioni, dopo aver sterminato gli esseri più potenti dei Nove Mondi? Con il tesoro dei Nibelunghi nelle mie mani?
- Si tratta solo di previdenza, tesoro…
- Un problema alla volta. Adesso torno di là… con mio sommo rammarico. A stasera, mia dolce orchessa…
Dopo un lussurioso bacio, il dio torna a farsi vedere nei corridoi della sua dimora. Sua moglie Sygin lo intercetta.
- Loki, ti cerchiamo da ore! Il tuo comportamento non ci piace affatto! Sei sempre rinchiuso nelle tue camere, impenetrabili… e trascuri completamente la tua famiglia! Tua moglie, i tuoi figli, i tuoi fratelli, i tuoi genitori!
- Mi dispiace, cara… ma sono secoli che sono abituato ad essere solo. Tutta questa vitalità, tra le mie mura… mi stordisce. Ma cercherò di rimediare, non temere… puttana. Sarai tu a versare il primo sangue, pensa, mentre la abbraccia con ipocrisia.
- Va bene, attenderemo… ma adesso prepariamoci al banchetto, vuoi?

Gimlé.
E’ il crepuscolo, Nott sta per percorrere i cieli in groppa al suo nero destriero Hrifmfaxi, quando la créme di Asgard viene riunita nel palazzo più alto di questo Mondo, adibito da qualche settimana a reggia. Vili e Ve hanno organizzato tutto con maestria: frotte di servitori e ancelle, provenienti dritti dalle vuote sale del Valhalla, hanno preparato una ricchissima cena e accolgono gli ospiti nella Sala da Pranzo. Il chiacchiericcio si fa quasi assordante, una volta che tutta la Famiglia Reale è stata riunita sotto lo stesso tetto.

La grande tavolata è imbandita. A capotavola troneggia Odino, il Padre di tutti – spesso, in maniera letterale. Di fronte a lui, una lunga schiera di parenti. Sua moglie Frigga, dea della fertilità; i fratelli Vili e Ve, con cui si narra abbia fondato la moderna Asgard; i genitori, Bor e Bestla; i nonni, Bolthorn e Buri (Tiwaz, fino a qualche tempo fa); i figli: Thor, il dio del tuono, Balder, il coraggioso dio dell’innocenza e della primavera, Hoder, il cieco dio dell’inverno, il forte Vidarr, Hermod, dio della velocità, Tyr, dio monco della guerra, Vali, figlio della gigantessa Rindr, Bragi, dio della poesia, e Loki, l’adottato; nuore e nipoti, come Sif, dea delle messi, con suo figlio Uller; Nanna, moglie di Balder, con il figlio Forseti, il dio delle controversie; Sygin, con Narfi e Vali; Idunn, la dea delle mele dorate… e altri intrusi eccellenti, come Njordr e Skadhi, leader dei Vani.
- Si dia inizio al banchetto – annuncia Odino, al cui cenno i servitori iniziano a portare in tavola leccornie e manicaretti dei migliori cuochi – Spero che i fiumi di idromele e i classici cinghiali saranno di vostro gradimento, come i boccali di nettare e i cesti di ambrosia che i nostri amici olimpici ci hanno gentilmente venduto in cambio del nostro aiuto nella Gigantomachia.
- Non ho mai assaggiato la cucina greca – confessa Njordr, incuriosito.
- Io sì, mio malgrado, in condizione spiacevoli[5] – spiega Thor, prima di voltarsi verso i suoi zii, attirando la loro attenzione con voce possente - Sono molto contento della vostra idea, in questi giorni non ho avuto molto tempo per conversare con i miei consanguinei…
- E’ proprio questo che è stato indetto il banchetto, figliolo…
Vili e Ve si sentono come ladri. Loki ha chiesto loro di organizzare tutto questo per portare avanti il suo colpo di stato… ed essi hanno accettato, in nome di vecchi rancori con Odino. Ma iniziano già a pentirsene… a differenza di Loki, che studia con occhio disincantato tutti gli ospiti. Si guarda intorno, accanto a lui ci sono i suoi familiari di sangue.

Secondo la leggenda, verrò segregato sull’isola di Lyngi con le viscere di mio figlio Narfi… per fortuna non credo più a queste cose, ma per precauzione, forse sarebbe meglio… no, non devo essere così dannatamente cattivo, sorride inquietantemente tra sé e sé…
- Bragi, perché non ci declami una poesia? – chiede Uller. Il suo apparente desiderio di arte nasconde un motivo ben più veniale: è dall’inizio della serata che sta scambiando sguardi ambigui con Skadhi, e vuole distrarre sia la propria che la di lei attenzione. Secoli fa, la regina del Vanheim aveva lasciato suo marito per intraprendere una relazione con il figlio di Sif… dopo il loro recente ritorno in carne ed ossa, entrambi (così come Njordr) hanno preferito accantonare la cosa e tornare alle loro vite. Ma l’attrazione tra di loro è ancora forte.
- Sì, ottima idea… - dice Idunn.
- Se è questo che volete… - chiede il permesso il dio della poesia, alzandosi. Si schiarisce la gola, e prende a recitare passi dell’Edda poetica, il poema epico scritto da mortali sulle loro gesta. Tutti gli dei sono divertiti dalle distorsioni e dalle romanzate che quei mortali hanno potuto cucire sui loro personaggi. Al termine di un passo, un forte applauso rimbomba per la reggia.
- Grazie, grazie… adesso è meglio tornare a mangiare – consiglia Bragi, sedendosi.
- Sei sempre incantevole quando reciti – si complimenta Sif.
- Troppo gentile… sapete che io e Saga stiamo componendo un poema? Celebrerà le recenti, grandi vittorie del Regno Dorato contro nemici come Seth e gli Dei Oscuri… inutile dire che il protagonista sarà Thor…
- No, Bragi, se oggi siamo qui a pasteggiare è merito di tutti i guerrieri di nostro padre…
- Non essere modesto, non puoi negare il tuo ruolo centrale nella ripetuta salvezza del nostro mondo – gli controbatte Balder, più bello e luminoso che mai.
- Non replicherò, se può darvi piacere – sorride il dio del tuono, sotto i baffi.
- Njordr, come stanno le sue incantevoli nipoti? – si informa Loki.
- Invero, sono alquanto scosse dagli eventi recenti, dalla scoperta di avere delle famiglie alle spalle, di aver cambiato completamente identità nel corso dei secoli… ma Freya si sta prodigando per farle distrarre e ambientare nella nuova realtà.
- Immagino come…
Intanto, Tyr sta parlando con suo padre di una questione molto delicata che occupa i pensieri del sovrano.
- E così Fenris è disperso – riassume il dio della guerra, che diede la sua mano per fermare il malvagio parto lupino di Loki.
- Esatto, e la cosa mi inquieta alquanto. Hrimhari è alla sua ricerca, ma per ora…
- Penso che presto la questione verrà prepotentemente alla ribalta – prevede Tyr, sorseggiando un bicchiere di idromele.

L’attenzione di tutti viene attirata dal suono di una posata che batte contro un boccale. E’ giunto il momento tanto atteso…
- Vorrei mostrare a tutti ad una grossissima sorpresa! – annuncia il figliastro di Odino, alzandosi.
- Di che si tratta, Loki?
- Di… questo!
Il dio solleva la mano e sul suo anulare appare, di colpo, il celeberrimo Anello dei Nibelunghi, finora occultato da potenti incantesimi. E Thor ricorda l’esperienza tedesca, in cui ha cercato di fermare invano la conquista del tesoro da parte di Angerboda. Oh, no…realizza di colpo.
Il magico artefatto amplifica esponenzialmente la magia di Loki… il quale può adesso permettersi di fare l’impensabile... ossia sfidare le barriere mistiche che Odino ha sancito tra i Nove Mondi.
Dietro di lui si aprono sei portali, dai quali fuoriescono alcuni dei maggiori nemici del Regno Dorato.
Angerboda, la potente strega-orchessa condannata al rogo dagli Asi millenni prima.
Karnilla, regina di Nornheim, antica e gelosa amante di Balder.
Hela, figlia di Loki e Angerboda, dea della morte.
Utgard-Loki, attuale re dei giganti di Jotunheim.
Malekith, sovrano di Svartalfheim, patria degli Elfi Neri.
Geirrodur, il più importante esponente dei fabbri-nani.

Tutti impugnano minacciose spade - forgiate da Geirrodur con tutto il suo odio – e circondano la tavola. All’appello mancherebbero solo Mangog e Seth… che per ovvi motivi non sono disponibili[6]… o Surtur e Ymir…
- Che nessuno alzi un dito – ordina l’amante di Loki.
- Per tutti gli dei! – si alza spaventato Odino. Non è possibile che non mi sia accorto di tutto questo!
- La rivoluzione è cominciata, padre – lo avverte, inutilmente, Loki. Una spada appare nella sua mano: ma non è un’arma qualsiasi; è la Spada del tesoro dei Nibelunghi, capace di corrompere qualsiasi cosa. Odino la riconosce subito; gli altri imparano a farlo, quando viene usata per infilzare la povera Sygin.
- Ah! Loki… perché… - sono le sue ultime parole, prima di ridursi letteralmente in polvere.
- Mamma! – urlano Narfi e Vali, scioccati dal gesto del loro padre – Come hai potuto? – chiede piangendo il primo.
- Non l’amavo, caro – dice, abbracciando Angerboda.
- Bastardo! – grida il ragazzo, saltandogli addosso. Loki gli punta la spada contro, fermandolo. Nessuno alza un dito: il potere deleterio dell’arma sta tenendo a bada ogni ardore.
- Decidi, figliolo… vuoi morire adesso o preferisci ereditare il trono, quando sarò vecchio e stanco?
- Pagherai per questo, padre… marcirai su Lyngi, con le mie budella intorno al collo! – impreca Narfi. E per Loki è una risposta più che sufficiente.
- O con me o contro di me – sentenzia, prima di commettere parricidio[7]. Il giovane Vali crolla a terra, vinto dal dolore.
La scena rievoca l’orrore provato in un’occasione simile, quando Loki uccise un figlio del dio Aegir, durante un banchetto sottomarino. Ma stavolta è tutto molto più disumano.
- Mostro! – si ribella finalmente il dio del tuono, lanciando il suo martello, anche nell’eventualità di perderlo.
Loki oppone all’offesa il palmo della mano inanellata, evocando una tale forza da respingere al mittente Mjolnir! Colpito dalla sua stessa arma, Thor ammutolisce di fronte al potere mefitico di suo fratello. Dev’essere malignamente influenzato dalla maledizione del Tesoro, immagina il dio. Ma il suo fallito attacco è riuscito far insorgere i suoi fratelli, e non solo loro.
- Morte a Loki e ai suoi alleati! – invoca Hermod, sfruttando le sua facoltà divine per girarsi e colpire ripetutamente Malekith nel giro di pochi secondi.
La battaglia sta per scoppiare, quando Forseti si alza e proferisce, con tutto il fiato che ha nei polmoni:
- Aspettate! Se ne può parlare… senza spargere altro sangue!
In fondo il figlio di Balder è pur sempre il dio delle controversie e tenta, ingenuamente, di risolvere la situazione così.
- Dobbiamo parlarne? Ebbene… mai arrivasti a tanto! – urla Odino, puntando il dito contro il figlio adottivo – Ma se pensi che questa ciurmaglia possa vincerci… commetti un fatale errore!
- Non lo penso affatto, patrigno mio… perché non è finita qui…
L’aria del salone inizia a riscaldarsi in maniera surreale, tanto da far fermare tutti, anche chi era in procinto di combattere. La causa è ben presto palese: una porzione del ricco pavimento sta fondendo, come fosse un laghetto di lava… e da esso, lentamente, emerge la più grande minaccia per Asgard, colui che in altri continuum ha ucciso lo stesso Odino… il re dei demoni del fuoco…
- No… Surtur! – si rende conto qualcuno, con terrore.
- Loki… sei folle! Più di quanto abbia mai immaginato!
- Non sono folle come pensi, Odino… il re di Muspellheim sarà anche una forza della natura, ma la mia magia lo sta contenendo a dovere… ma ha pur sempre abbastanza potere da tenere a bada te e i tuoi antenati!
Infatti Surtur, adesso, è alto poco più di due metri, ha effettivamente un aspetto più costretto delle sue precedenti apparizioni, ma non per questo meno minaccioso.
- Salute, Odino – bofonchia il demone. Prima che il sovrano possa attaccarlo, la stanza si illumina di rosso. Fuori dalle ampie finestre, immense vampate di fuoco hanno oscurato la vista sul Regno Dorato.
- Sappiate che, grazie al nostro potere,  io e Surtur abbiamo evocato un muro di fiamme alto centinaia di metri che circonda la reggia… nessuno potrà venire in vostro soccorso.
- No, le fiamme di Surtur non avrebbero mai dovuto intaccare Gimlé… - ricorda Bragi, avvezzo a cantare le leggende di Asgard.
La disperazione sta prendendo piede in tutta la famiglia reale, tanto da impedirle di contrattaccare efficacemente l’attentato.
- Ora basta! Combattete! – grida Thor, indignato, alzando il suo martello e scatenando una piccola tempesta nella sala.
- Qualcuno raggiunga l’armeria! – grida Tyr, svolgendo il suo classico ruolo di stratega militare. Hermod segue subito le istruzioni del fratello: in un batter d’occhio porterà nella sala armi sufficienti ad un esercito, e nemmeno l’alleanza del male potrà fermarlo, alla velocità con cui si muove.
- Gungnir! – evoca Odino, richiamando a sé la sua personale, micidiale arma senziente, che lo raggiunge in volo dalle sue camere personali.
Nel giro di trenta secondi, durante i quali si era iniziato a combattere (o meglio, difendersi) a mani nude, praticamente ogni membro della famiglia reale è rifornito di una spada e di uno scudo.
Adesso tutti possono combattere a testa alta, nonostante i timori iniziali. Sif compresa, estranea al ruolo di guerriera dai drammatici tempi dell’attacco di Seth. Invece, donne pur autoritarie come Frigga e Idunn, divinità di stampo più intellettuale come Bragi o Forseti e un non vedente come Hoder, preferiscono riparare nella sala accanto, magari per operare degli incantesimi di protezioni con parenti e amici, ma sono ostacolati dall’imponente Utgard-Loki, alto quasi tre metri.
- Dove credete di andare?
I fuggitivi rimangono impietriti.

All’esterno…
- E’ inutile! – si rassegna Thunderstrike, tornato nella capitale grazie alla crisi – Per quanto voli in alto, le fiamme mi raggiungono… non riesco a sorpassarle… il loro calore è soffocante!!
- Sono fiamme mistiche, questo è certo… un fuoco che può uccidere anche gli dei – gli conferma Red Norvell.
Entrambi provano con le loro copie di Mjolnir ad evocate tormente abbastanza intense da spegnere le fiamme, ma è evidente che è tutto inutile. Un nugolo di Valchirie sta sorvolando l’area insieme a loro, ma nessuna riesce ad entrare nella reggia.
- Dobbiamo fare qualcosa – grida a terra Magni ai suoi fratelli e a sua madre.
- Ma hai visto, caro… neanche gli altri dei del tuono riescono a penetrare nella reggia… possiamo solo aspettare.
- Non sappiamo nemmeno cosa stia succedendo là dentro – sottolinea Thrud – ma il mio istinto femminile mi dice che è coinvolto Surtur…
Sigfrido e altri eroi hanno circondato la costruzione più alta di Asgard, per cercare di scavalcare il muro di fuoco.
- Conviene tornare, siamo inermi – consiglia loro Ashema.
- Donna! Tu eri una Celestiale… sicuramente puoi fare qualcosa! – la invoca Modi.
- Sbagli. Non sono mai stata una Celestiale. Sono una dea del vostro rango, ho le vostre stesse possibilità. Se potessi, interverrei… ma queste fiamme ucciderebbero anche me.
- I prozii sono stati molto scortesi a non ammetterci al banchetto… così non possiamo far altro che assistere a questo scempio – si rassegnano gli eroici figli di Thor. Alla loro tacita protesta, si uniscono tre dei maggiori guerrieri del Regno.
- E’ inutile, Fandral… da quando Asgard è risorta, Thor ci ha dimenticati… e adesso, che le Norne ci perdonino, ne sta pagando il fio…
- Non dirlo neanche per ischerzo, Volstagg! La mancanza del dio del tuono,  è stata più che giustificata, e noi possiamo solo roderci perché non siamo lì dentro con lui a combattere Surtur o Logi che sia!
- Parole sacrosante, amico mio – dice, con il capo chino, Hogun.

Nella reggia…
- I signori pensano di andare al sicuro – risponde Njordr, re dei Vani – e non hanno torto, Utgard!
- Non prendo ordini dall’uomo più cornuto dei Nove Mondi – gli ribatte strafottente il gigante, sortendo l’unico effetto di scatenare un duello.
- Come ti permetti!? – attacca il dio del mare, distraendo il re di Jotunheim e lasciando fuggire sua moglie e le altre divinità inermi, subito accudite da ancelle e servitù, molto più atterrite dei padroni che servono.
Lo scontro continua ad infuriare, non solo tra Njordr e Utgard, ma anche tra gli altri opponenti. Hela vorrebbe assistere in disparte -così come Vili e Ve- cercando l’occasione di dispensare a qualche ferito il suo letale bacio, ma Tyr ed Hermod non sono disposti a lasciarla in pace. Gli altri alleati della dea della morte combattono tenacemente, affrontando con furore più di un nemico. Surtur riesce a tener testa ad Odino e i suoi progenitori, nonostante il suo potere sia controllato. Karnilla si è accanita su Balder, tenuta d’occhio da Nanna. Loki è stato prontamente attaccato da Thor e dal furioso, disperato figlio Vali. Il suo omonimo figlio di Odino, insieme ad Hermod, sta dando filo da torcere al piccolo Geirrodur, tenace nonostante la statura. Angerboda e Sif si stanno fronteggiando come solo due forti femminilità potrebbero fare. E il giovane Uller è rimasto solo con Vidharr e l’ex amante Skadhi contro Malekith. Ma le pedine in gioco sono destinate a scambiarsi i ruoli.
La servitù, invece, ha condotto in angoli più sicuri gli dei che non possono o vogliono combattere.

- Quante volte mi hai illusa del tuo amore!? – continua a gridare Karnilla a Balder, cercando di colpirlo con una spada, ma il Coraggioso riesce a parare ogni colpo.
- Non ti ho mai ingannata!
- Bugie! Solo bugie! Per questo sono diventata così… malvagia! – dice, spezzando la spada di Balder con un colpo netto. Ma il guerriero non si arrende e minaccia la sua ex con una lama tronca.
- Addio, amore mio – dice Karnilla, fendendo il colpo letale… il quale, però, si ferma a pochi centimetri dal petto di Balder. Al contrario, è tra i seni della regina che emerge la punta di una lama, insieme a ingenti rivoli di sangue.
- Adesso siamo pari – si giustifica Nanna, dietro di lei, impugnando la spada che l’ha trafitta. Infatti anni prima i ruoli attuali furono invertiti…e fu la moglie di Balder a morire per mano dell’amante.
- Maledetta cagna… – sussurra Karnilla, prima di crollare al suolo, morta e sanguinante.
- Grazie, cara – ringrazia Balder, pur sconvolto dalla morte di una donna che amato, a cui si vede costretto a sfilarle la spada di Geirrodur dalla sua mano già irrigidita.
Con essa ben in pugno, corre distrutto alle spalle della strega Angerboda, ora impegnata a respingere con scudi mistici i colpi rabbiosi dell’orfano Vali.
- Tutta colpa tua! – continua a gridare il ragazzo.
- Mi hai scocciato, moccioso – dice l’orchessa, sul punto di lanciare un incantesimo. Così concentrata a farlo che non avverte la presenza di Balder alle sue spalle. E’ il dio dell’innocenza e non dovrebbe macchiarsi di un delitto… ma è anche un guerriero, e ha il dovere di vendicare l’innocenza perduta dal figlio di Loki a causa delle trame di suo padre e della sua amante.
- Ci hai seccato anche tu, strega – la trafigge, come aveva fatto poco prima sua moglie con Karnilla. Ma la scorza di Angerboda è più dura…
- Bastardo – lo insulta, sfilandosi disgustosamente dalla spada e bisbigliando un incantesimo di guarigione, nel mentre si allontana. Ma non aveva calcolato Sif e Skadhi, che avevano lasciato a Vali spazio per sfogare la sua disperazione.
Un colpo netto… e la gigantessa del Vanheim decapita Angerboda.
- Grazie… hai fatto ciò che non ho avuto l’ardore di fare.
- Di niente, impavido – si allontana la dea, guardandosi intorno per capire a chi dare man forte.

Intanto, il Padre di Tutti lascia discretamente i suoi genitori e ai suoi nonni ad occuparsi di Surtur. In fondo, teoricamente, sono molto più potenti di lui; e anche per questo non esitano ad aiutarlo. Allontanatosi, Odino richiama nella stanza adiacente i suoi fratelli, terrorizzati che il loro tradimento possa essere stato scoperto.
- Fratello, parla… cosa possiamo fare in concreto? – mette le mani avanti Vili.
- Siete disposti a sacrificarvi ancora una volta per fermare Surtur?
I due fratelli si guardano perplessi. Ognuno scorge nello sguardo dell’altro un senso di colpa per quello che sta succedendo. E’ quasi normale quindi che, un istante dopo, annuiscano all’unisono.
- Scendete nei sotterranei della reggia e raggiungete il Deposito Reale. Solo qualcuno nelle cui vene scorre il mio sangue può accedervi. Recuperate lo Scrigno degli Antichi Inverni… e tornate qui.
- Non sarebbe meglio evocare Ymir, a questo punto?
- In questo caso la cura potrebbe rivelarsi peggiore del morbo. Solo le Norne sanno come potrebbe approfittare della situazione il re dei ghiacci…
- Perché parlavi di sacrificio, se stavolta useremo lo Scrigno? – chiede preoccupato Ve.
- Ovviamente non è possibile trasportare altrove Surtur con un incantesimo, altrimenti l’avrei fatto in altre occasioni. E tantomeno rinchiuderlo o usare lo Scrigno impunemente, mettendo in pericolo i Nove Mondi.
- Quindi?
- Conducetelo con l’inganno nella grande Sala della Guerra e recitate, contemporaneamente a me… la Prigione degli Dei.
- No… - bisbiglia spaventato Vili. Non sentiva quel nome dall’alba dei tempi… ossia, quando fermarono Surtur per la prima volta. Allora, però, Odino li rinchiuse con l’inganno insieme al demone, costringendoli a sacrificarsi per annichilirlo.
- Sapete che avrà effetto solo se lo reciteremo insieme, voi dall’interno, io dall’esterno. Ma stavolta sarà diverso: una volta imprigionati lì… aprirete lo Scrigno.
- Vuoi dire che… dobbiamo rinchiuderci con Surtur?
- Siete gli unici a conoscere quell’incantesimo, oltre a me e i nostri antenati! Non c’è altro modo per metterlo in cattività! Ma lo Scrigno è l’unica arma che quel demone tema e vi farà guadagnare tempo. Così potrete cercare di teleportarvi su Muspellheim con lo Scrigno aperto… perché non so se nemmeno la Prigione riuscirà a contenerne la potenza. Il vostro sacrificio renderà totalmente inermi tutti i demoni del fuoco. Siete disposti a farlo?
Ancora una volta, Odino approfitta di loro per salvarsi la pelle da Surtur. Il tradimento è partito proprio per vendicare quell’ingiustizia… adesso vogliono ricascarci?

Nell’altra stanza, intanto, Thor sta intraprendendo una dura battaglia con Loki. Purtroppo deve mantenersi sulla difensiva: anche un solo tocco della Spada potrebbe far sbriciolare Mjolnir, probabilmente, e non vuole rischiare, com’è già successo con uno scudo.
- Parlavamo dei ruoli in cui siamo ingabbiati, qualche giorno fa! Non avevi voglia di liberartene?! – chiede il dio del tuono, lanciando una scarica elettrica abilmente parata da Loki.
- E’ così bello essere cattivi! Si può fare quello che i buoni sognano di commettere!!
- No! Giammai ho desiderato la morte della mia famiglia!!
- Tu sei un caso a parte, fratello! Un caso disperato!
- Taci, parto del Niffleheim! – tenta di nuovo di attaccare Vali.
- Veramente è il contrario, figliolo… - ha ancora la forza di scherzare Loki, evitando il fendente.
- Basta! – scatena un fulmine Thor, colpendo in pieno le mani del suo fratellastro, il quale, sorpreso, lascia cadere la Spada dei Nibelunghi. Uno sguardo tra i due, ed entrambi si avventano sull’arma. Fortunatamente, il dio del tuono è più veloce e riesce ad impugnare la lama magica. Con un gesto inatteso, colpisce il polso di Loki, sicuro delle protezioni mistiche garantite dall’Anello.
Ma Thor è più scaltro, e ha immaginato quello che sta succedendo: i tesori dei Nibelunghi sono intrinsecamente legati… e per questo motivo neanche l’Anello può fermare la Spada!
Loki, bocca aperta ma ammutolito, osserva attonito la lama che trapassa il suo braccio, come non avrebbe mai immaginato nel suo stato di onnipotenza. La mano che brandisce l’Anello… cade per terra. Il dio attende da un momento all’altro di essere polverizzato… ma, per sua fortuna, la Spada non ha potuto dimostrare tutto il suo potenziale a causa del mistico conflitto d’interessi tra i due artefatti.
- No… - lamenta Loki, inginocchiandosi dolorante. Sta per raccogliere la sua mano per riattaccarsela, ma Thor l’allontana con un calcio, lanciandola in un focolaio acceso da Surtur… l’unica fiamma in grado di ferire il corpo degli dei.
- Nooo! – urla Loki, correndo via dalla sala. Thor vorrebbe fermarlo, ma c’è ancora bisogno di guerrieri nella reggia. E Loki ha avuto una punizione esemplare per quello che ha fatto.
Tutto ciò non ha pochi effetti: Surtur non è più vittima delle restrizioni dell’Anello, adesso. E lo manifesta subito, aumentando le sue dimensioni e il calore che emana.
- E’ finita per voi, Asi – sentenzia il re dei demoni del fuoco.
- Oh, no… - lamenta qualcuno.
Il demone dà subito sfoggio del suo potere, esplodendo in una fiammata che travolge gli opponenti più vicini e che appicca un incendio indomabile nella reggia.
- No! – grida Odino, vedendo sua madre ridotta ad uno scheletro di carbone, e suo padre riverso per terra in gravi condizioni. Lo stesso vale per i suoi nonni, salvati solo per aver eretto in tempo una barriera magica.
- Mi conviene andarmene – si congeda Hela in uno sbuffo verde.
Malekith, Geirrodur e Utgard sono tentati di fuggire, visto che la situazione sta precipitando. Appena muovono un passo, si ritrovano di fronte ad un nugolo di divinità ormai colleriche.
- Non lascerete questo palazzo da vivi – sentenzia Njordr, al fianco di Sif e Uller, Vali e Vidharr.
Nonostante il calore che sta rendendo asfittica la sala, si sente ancora il rumore delle spade che cozzano con violenza. Quello che sta succedendo è così drammatico da risvegliare istinti letali in tutti i combattenti.

Ma la maggiore minaccia, al momento, è rappresentata da Surtur. Odino, Buri e Bolthorn stanno tentando di metterlo a freno e impedirgli di bruciare tutto e tutti. Finalmente, Vili e Ve tornano sul campo di battaglia, con lo Scrigno degli Antichi Inverni tra le mani.
- Thor – fermano il nipote – devi usare Mjolnir per portare Surtur nella Sala della Guerra! Pensi di potercela fare?
- Se questo può aiutarvi a fermarlo… ci riuscirò!
Il martello ruota vorticosamente, accumulando energie immense… che rilascia poco dopo, quando il Principe di Asgard lo lascia sfrecciare verso il demone, colpendolo in pieno e riuscendo a spingerlo di forza nella stanza adiacente.
- Presto, ancora qualche altro colpo! – lo esorta Ve, rincorrendolo con lo Scrigno nascosto.
- Pensi di potermi fermare così, figlio di Odino!? – urla Surtur.
- E’ mio dovere provarci! – grida Thor, colpendolo ancora con la sua arma, rilasciando l’energia di mille tempeste e scagliandolo a metri di distanza. Odino lo aiuta con il suo Gungnir, dimezzando i tempi del piano.
- Patetici! Volete forse cacciarmi dalla reggia?! Tutta Asgard brucerà sotto i miei ---  un altro colpo, quello definitivo, porta Surtur nella famigerata Sala della Guerra.
Odino guarda i suoi fratelli, decisi a fermare il mostro. Entrano nella sala e il sovrano di Asgard chiude velocemente le porte, recitando sottovoce la formula per la Prigione degli Dei.
- Padre, cosa significa? – chiede Thor, senza avere risposta. Odino è troppo concentrato. Dalla Sala, provengono i suoni più raccapriccianti, finché poi non cala il silenzio, e sulle mura si forma la brina.
- Cosa significa tutto questo?! – ripete Ricciolidoro.
- Che Surtur è stato fermato per l’ennesima volta – sospira il Padre di Tutti, trovando conferma nelle fiamme che, improvvisamente, si spengono dentro e fuori della reggia – torniamo ad aiutare i tuoi fratelli.
Anche nella Sala da Pranzo regna il silenzio, inquietantemente. Fiumi di sangue hanno macchiato le sue mura, cenere e lapilli hanno devastato il suo splendore. Odino e Thor osservano commossi Buri e Bolthorn, piegati a soccorrere il figlio del primo e a piangere la figlia del secondo. Ma la scena più raccapricciante deve ancora essere impressa nelle loro retine.
I migliori guerrieri di Asgard sono in piedi, visibilmente feriti, con le spade macchiate di rosso e ancora gocciolanti. Ai loro piedi, i maggiori nemici di Asgard sono stati trafitti o decapitati.
- Malekith… Karnilla… Angerboda… Utgard-Loki… Geirrodur… sono tutti morti… - constata con orrore e piacere, allo stesso tempo, Thor, correndo ad abbracciare Sif e Uller.
Ma le vittime non sono state unilaterali.
Le ceneri di Sygin e Narfi sono ancora ai piedi del tavolo ormai distrutto, e il povero Vali Lokison sta cercando di raccoglierle in un’urna.
Ma Vali Odinson, purtroppo, è caduto.
- No, Vali… - si rende conto Odino, affranto. Oggi ha perso una madre, due fratelli, un figlio e un nipote adottivo. Suo padre è in gravissime condizioni, la sua famiglia è scioccata e il suo figlio adottivo ha perso per sempre la sua fiducia.
- Presto, chiamate Eir e  Neffethesk[8] – dà disposizioni Odino, riferendosi alla dea della salute e al guaritore di corte – e tu, Idunn, va’ nel tuo giardino e portaci subito una scorta delle tue mele. Ne abbiamo bisogno.
- Subito, signore – si allontana la dea, al fianco del suo consorte.
Il sovrano di Asgard contempla assente le conseguenze del disastro e si allontana malinconico.
Quello che è successo lo sta facendo riflettere come mai gli era successo in tutti questi millenni.
E’ tempo di prendere una decisione drastica per il Regno Dorato, pensa, ricambiando lo sguardo preoccupato di Thor.

Nel regno dei morti, nel palazzo Eliudnir…
- No… no… non è possibile!
La disperazione di Hela è più che comprensibile. Aveva appoggiato il piano di suo padre perché avrebbe sparso molto sangue –anche se ne aspettava molto di più– il quale, poi, avrebbe cominciato a ripopolare il suo regno. E invece… non sta arrivando nessuno! Nemmeno i suoi più ignobili alleati… nemmeno sua madre! E, da quello che le suggerisce la sua veggente personale, Volla… anche il Valhalla è desolato come Hel.
I suoi fidi servi, l’ozioso Ganclati e la sciatta Ganglot, invano cercano di consolarla.
- Sono circondata solo da stupidi demoni e da mostri noiosi! – grida, facendo risuonare il suo lamento in tutto il suo palazzo infernale.
- Signora… credo di sapere perché sua madre e gli altri non sono alle porte del suo regno…
- Parla, Volla… menagramo che non sei altro!
- Ecco… penso che siano nelle mani di Mefisto, adesso.
- Cosa?!
- Nel patto con vostro padre non era contemplato che a lei tornasse l’autorità funebre sulle dimensioni di Asgard… deduco che tutte le genti degli Otto Mondi, tanto quanto quelle dell’Olimpo… sia condannate a finire nel suo inferno… Einheriar compresi!
Hela grida di rabbia, e Garm le fa eco, abbaiando spaventato.

 

Da qualche parte, a Jotunheim…
Non tutto è perduto, pensa Loki. Ha perso una mano, un’amante, un’occasione irripetibile e due dei preziosi tesori dei Nibelunghi… ma ha ancora il terzo. E’ completamente avvolto dal Mantello dell’Invisibilità. Con piacevole sorpresa, ha scoperto di non essere semplicemente invisibile agli occhi altrui… ma persino a ricognizioni mistiche. Nemmeno Odino, o i suoi dannati corvi, o qualunque altro mezzo magico potranno trovarlo, se lui non vorrà.
Aspetterà che gli ricresca la mano –se gli ricrescerà, visto che la mutilazione è stata causata da un’arma maledetta– per riorganizzarsi. Forse è il caso di percorrere una lunga strada verso Niffleheim…



Thor #13
TRONI


Gimlé.
La costruzione più alta del Regno Dorato, la reggia di Asgard, è in parte distrutta e bruciata. Una cospirazione guidata da Loki ha condotto Surtur e altri nemici direttamente nelle stanze regali, portando con sé morte e distruzione. La minaccia è stata sventata, ma il lavoro di ristrutturazione è appena cominciato.
Odino è il dio più colpito dalla tragedia. Nonostante questo, dà fondo a tutte le sue forze per coordinare le operazioni di recupero.
- Mandate delle sentinelle nel castello di Loki, interrogate Farbauti, Laufey e la loro progenie superstite… trovate quella caricatura di un gigante – tradisce un po’ le emozioni, nel mentre dà ordini a servitori e guerrieri. Ormai il palazzo è pieno di volenterosi che stanno aiutando a portare via cadaveri e macerie o a curare i feriti. Tra i caduti, Vali Odinson, delicatamente portato via dai suoi fratelli.
Frigga, allontanatisi in tempo dalla battaglia, raggiunge il suo consorte. Lei non ha perso figli nell’attentato, e per questo è più lucida.
- Come va, caro? – ma non riceve risposta. Odino stringe in un pugno l’Anello dei Nibelunghi, sopravvissuto persino alle fiamme di Surtur, e nell’altra mano cinge la Spada proveniente dallo stesso tesoro maledetto. Cammina a passo lento verso la Sala della Guerra, dove i suoi fratelli si sono apparentemente sacrificati per salvare Asgard. Incurante della gente intorno a lui, il re raggiunge il portale che chiude la Sala e lo trafigge con la Spada, sbriciolandolo. In questo modo, davanti ai suoi occhi si prospetta uno spettacolo surreale. La stanza è piena di neve e ghiaccio, ma in quella distesa bianca emergono frammenti e pezzi del mobilio e antiche vestigia bruciati e carbonizzati. Nessuna traccia di Vili e Ve.
- Per l’amor del cielo, padre… vuoi spiegarmi cos’è successo? – lo fa sobbalzare Thor, parlandogli alle spalle.
- I tuoi zii… sono stati la causa e la salvezza di tutto questo – risponde Odino, con lo sguardo fisso nel vuoto.
- Come…?
- Hanno organizzato il banchetto per conto di Loki. E, alla fine, hanno portato Surtur con loro nel Muspellheim, con lo Scrigno degli Antichi Inverni scatenato a pieno regime.
- Non… voglio crederci… e poi… l’eterno inverno dello Scrigno si diffonderà per tutti i Nove Mondi, così!!
- Non dal regno del fuoco. Come lo Scrigno annichilisce i demoni, le loro fiamme tengono impegnate le sue forze. Se Vili e Ve non sono stati uccisi da Surtur… non potranno comunque far ritorno ad Asgard, intrappolati in quella tempesta cosmica.
- E’ tutto così assurdo e terribile… quando hai scoperto il loro tradimento?
- Padre! – grida una voce alle loro spalle, salvando Odino da una risposta.
Thor può riabbracciare finalmente i suoi figli.
- Siete stati fortunati a non aver assistito a questo… massacro – li consola.
- No, avrei voluto esserci per dare una lezione a Surtur! – si lamenta l’energico Magni.
Non si è ancora sparsa la voce che è stata tutta opera di Loki… non so se è un bene o un male, si chiede perplesso Thor. Poi vede Odino scomparire sempre più dalla sua vista.
- Ragazzi, è mio dovere prendermi cura di vostro nonno. E’ molto provato da questa esperienza.
- Va’ pure, padre… noi daremo una mano a Lady Sif e a nostro fratello – lo tranquillizza Thrud.
- Grazie…
In pochi secondi, il dio del tuono ha raggiunto suo padre. E’ in una delle sale dedicate alle arti mistiche, a recitare incantesimi che non conosce. Ormai ha imparato che non è il caso di disturbarlo mentre è impegnato in operazioni così delicate, perciò si limita a guardarlo.
Con gli occhi chiusi, la testa reclinata all’indietro, Odino lancia in un grosso braciere davanti a sé l’Anello e la Spada dei Nibelunghi. Ci vogliono parecchi minuti e molte gocce di sudore sul volto di Odino perché i due artefatti si liquefacciano.
- Padre… hai distrutto il Tesoro dei Nibelunghi?
- Sì… è stato faticosissimo, nemmeno le fiamme di Surtur sono riuscite ad intaccarlo… ma è finita, almeno in parte. Anche i cadaveri dei cospiratori faranno questa fine, perché non possano più tornare dalle tombe.
- Se il tesoro fosse stato distrutto per tempo, quando pensavamo avessi sconfitto Fafnir…
- Purtroppo – cambia volutamente argomento Odino - adesso Loki detiene la Cappa dell’Invisibilità… e grazie a quello, sarà del tutto vana ogni sua ricerca.
- Questa non ci voleva… stavolta Loki ha superato ogni più nefasta immaginazione, e qualsiasi patto di sangue tu abbia stipulato con lui millenni fa… mi auguro sia del tutto decaduto.
- Non preoccuparti, è così. Loki non è più uno degli Asi.
Il cuore di Thor si riempie di tepore, a quelle parole. Che sia la volta buona?
Quel tepore è subito raffreddato da una subitanea e funerea apparizione dinanzi agli occhi dei due dei: un’arcinota figura femminile, ricoperta da un costume verde. Ma è un’immagine evanescente, una manifestazione astrale.
- Hela… con che coraggio ti presenti al nostro cospetto, dopo quello che è successo?!
- Volente o nolente, Thor… ero necessariamente una sostenitrice del complotto di mio padre. Non avrei potuto fare altrimenti…
- Bando alle ciance e alle scuse… cosa vuoi? – va al sodo Odino, alterato da quella vista.
- Voglio denunciare una gravissima infrazione all’equilibrio cosmico!
- Melodrammatica… di cosa parli?
- Le vittime dell’assedio… non sono dirette né verso il mio regno né verso il Valhalla. E’ un dato di fatto.
- Come…? – cerca di chiedere perplesso Ricciolidoro.
- Secondo Volla, e condivido la sua ipotesi, ciò può voler dire solo una cosa. Che tutti gli Asgardiani sono condannati a spendere l’eternità… nell’inferno di Mefisto!
- Quali bestemmie stai proferendo, Hela? – la rimprovera il sovrano.
- E’ la pura verità, al momento. Indagate pure… e agite di conseguenza, alla luce di quello che scoprirete. Risolvere questa questione non è solo nel mio interesse… anzi.
Detto questo, la dea della morte scompare.
- E’ una novella terribile… - commenta Thor, ma suo padre sembra ancora più pensieroso. Forse immagina sua madre e uno dei suoi figli nelle mani del Diavolo… e l’idea lo terrorizza. - … ma Mefisto non ha potere sulle anime pie o eroiche… questo potrebbe rivelarsi fondamentale nella nostra guerra nei suoi confronti – intuisce genialmente il dio del tuono, e gli occhi di Odino si illuminano di speranza. Allora la mia fiducia è ben riposta in lui, si convince.

Tornati nelle stanze principali della reggia, Odino ha conferma dalle Valchirie, con suo rammarico, che non sono in grado di portare Vali e Bestla nel Valhalla: qualcuno si è già impossessato delle loro essenze. Fa conservare i loro corpi in feretri speciali, con la speranza di riportarli indietro un giorno.
Accantonato questo pensiero, si affretta a dare nuove disposizioni alle sue collaboratrici e ai suoi messaggeri.
- Che sia proclamata in tutti i regni una giornata di lutto. E che sia convocato l’Althing!
Tutti i presenti, anche se indaffarati in altro, si voltano sorpresi verso il re. Thor su tutti.
- Con quale scopo, padre?
- Preparati a grandi cambiamenti, figliolo… cambiamenti che ti investiranno in prima persona – lo fa inquietare Odino, prima di andare a riposare.
Sif si avvicina a suo marito, egualmente inquietata dalle parole del suocero.
- Cosa vuol dire? Cos’ha il Padre di Tutti?
- E’ evidentemente deluso da quello che è successo. Spero che questo non alteri le sue capacità decisionali…
- Non ci resta solo che aspettare per soddisfare la nostra curiosità.
- Per distrarci da questo pensiero, sarebbe conveniente contribuire ai lavori di ricostruzione della reggia.
In risposta, Sif e gli altri si mettono al lavoro.

Gladsheim, qualche tempo dopo…
Questo mitico palazzo, che affaccia sull’omonima piazza, è da sempre designato ai consigli tra le divinità e alle comunicazioni ufficiali del Regno Dorato. Quando viene indetta una riunione di questa portata, qualcosa di importante si profila all’orizzonte.
L’edificio pullula delle divinità maggiori ed è circondata da fedelissime guerriere, atte a prevenire ulteriori attentati alla vita dei personaggi più illustri dei regni. La maggior parte di loro è riunita nella sala che dà sulla piazza, ed è in fermento, curiosa per l’annuncio che farà il Padre di Tutti.
Odino incede lentamente verso l’immenso balcone, sotto gli occhi di tutti, e viene salutato calorosamente dal popolo. Circondato da sua moglie Frigga e dai suoi figli, prende a parlare con tono autoritario.
- Gente di Asgard, benvenuti! Ho convocato questa riunione per una serie di motivi. Sarete stati messi al corrente della giornata di lutto indetta a causa della morte di due membri della famiglia reale, nonché di altre vittime, a causa di un meschino complotto ai danni del Regno Dorato. Mi auguro che abbiate dedicato un pensiero ai trapassati. Inoltre, è mio dovere comunicare al mio popolo la drammatica decisione che ho preso dopo gli eventi di questi giorni. Odino, il Padre di Tutti… abdica dal trono del Regno Dorato, a favore del suo primogenito Thor – annuncia il dio.
Un boato di stupore si leva dalla folla… come dai parenti. Il dio del tuono stesso è attonito.
- No, padre! Cosa dite?!
- La decisione è presa. Ho riposto la mia fiducia in te, figliolo. Sta a te decidere se sostenere questo fardello… o cederlo a tua volta. Non deludermi – conclude Odino, ritirandosi dopo aver lasciato forzatamente il suo scettro nelle mani del primogenito.
- Non puoi farlo! Avresti dovuto avvertirmi! – polemizza Thor, seguendolo all’interno dell’edificio, con evidente disagio nel brandire il simbolo del suo nuovo potere.
- Io sono l’Onnipotente e posso fare ciò che voglio senza consultare alcuno. Ora va’ su quella balaustra… e comunica al popolo le tue prime decisioni come Sovrano di Asgard.
Titubante, ancora pieno di dubbi e domande, Thor fa quel che gli è stato detto e si dirige ad affacciarsi dinanzi alla folla di Asgardiani, gremita di rappresentanti dei maggiori regni.
- Sudditi… - esordisce timidamente, per poi fare mente locale e prendere forza - ho imparato dagli abitanti di Midgard cos’è la democrazia… e in qualità di Reggente di Asgard, decido di applicarla qui, oggi, come del resto facevano i nobili popoli germanici che ci adoravano. Impongo un periodo di interregno sotto la mia guida come Reggente di Asgard. In questo lasso di tempo, si facciano avanti tutti i possibili legittimi pretendenti al trono… e che il popolo di Asgard elegga il legittimo sovrano.
Dichiarato questo, anche Thor si ritira. Ovviamente, è subito assalito da amici e parenti che si meravigliano e si congratulano con lui.
- Padre! Sono principe di Asgard adesso?! – realizza Uller.
- Così pare, figliolo… e tu, Sif… sei pronta ad essere la Regina dei Nove Mondi?
La dea delle messi sembra sconvolta quanto suo marito.
- Io… se è questo che vuole Odino, allora sì. Ma sono sorpresa quanto te, non me lo sarei mai…
- Complimenti, Ricciolidoro! – lo assale con entusiasmo Volstagg, e alle sue congratulazioni si aggiungono anche quelle di Fandral e Hogun.
- Grazie, amici, ma credo di non meritarmeli…
- Ma che dici? Solo perché non ci siamo visti per qualche tempo… - gli manda una frecciatina il Fosco.
- Oh… oltre a quello… è che non credo di esserne all’altezza…
- Questo lo vedremo presto – interviene Red Norvell – ma se ti preoccupi del fatto che i Nove Mondi possano rimanere senza un dio del tuono che li protegga… ti sbagli.
- Grazie, Red, non ne dubitavo… ma adesso scusatemi- fugge prima che altri, come Thunderstrike, possano complimentarsi con lui, e si dirige a passo spedito verso suo padre e intraprendendo un’animata discussione, seguita da una frotta di cari.
- Esigo una spiegazione.
- La esigo io, Thor! Ti cedo il trono… e tu lo metti in palio?!
- E’ la legge, Padre! Tu più di tutti dovresti conoscerla… l’Althing ha il diritto e il dovere di scegliere il nuovo Signore di Asgard!
- Non ne ha il dovere, quando è il Signore stesso a designare il proprio successore!
- Hai stabilito di caricarmi di questa responsabilità per un oscuro fine educativo!?
- No, Thor… in questi anni ti ho sottoposto a mille prove, la mortalità su tutte. E l’ho fatto proprio per questo, perché maturassi la tempra e il carattere adatto a regnare su Asgard, come sei sempre stato destinato a fare da quanto tua madre ti ha messo alla luce.
- Io… so di essere il principe ereditario, ma… Balder o chiunque altro ricoprirebbe con maggiore responsabilità la carica!
- Thor, basta! Sei millenario e sei libero di prendere le tue decisioni. Mi hai sempre contestato, esplicitamente o meno, non ultimo dopo la scoperta dell’incantesimo dell’oblio per la guerra contro gli Dei Oscuri… e adesso che hai la possibilità di dimostrare cosa è giusto e sbagliato per te, per gli Asgardiani… ti tiri indietro perché non te ne senti all’altezza. Fa’ pure.
Vedendo suo padre allontanarsi indispettito, il dio del tuono rimane ammutolito.
Ha ragione… non ho condiviso molte sue scelte… e adesso potrei fare ciò che ritengo sia meglio per Asgard…
- Tutto questo è molto interessante… - commenta Ashema, comparendogli davanti e riportandolo a terra.
- Come? Perché? – chiede confuso.
- Thor, sono stata creata anche per studiare la cultura del tuo pantheon. E questa è una svolta non indifferente, un segno di mobilità in controtendenza alla vostra natura divina e immutabile.
- Non rinnego la nostra natura divina, ma ritengo che persino gli dei subiscano lo scorrere del tempo, sebbene in maniera infinitesimale rispetto ai mortali.
- E’ proprio questo che voglio dimostrare…
- Tu hai la fastidiosa tendenza a demistificare le divinità del mio rango.
- Non è forse logico, essendo un parto dei Celestiali, divinità di livello infinitamente superiore al vostro?
- Questo è da dimostrare. Solo perché sono più grandi, potenti e… silenziosi, non vuol dire che siano divinità superiori.
- Ingenuo – sorride Ashema, con quell’espressione che aveva la sua creatrice in forma umana- un giorno o l’altro ti illustrerò la gerarchia universale delle divinità… - allude la nuova dea, allontanandosi provocatoriamente.
Ashema è capace di mettere in crisi tutte le mie certezze, ammette Thor, scotendo la testa, e proprio adesso non ci voleva…
Intanto, il Gladsheim è ancora più in fermento, i candidati alla sovranità si stanno facendo avanti.
- Ebbene, fratelli… che si inizi con la propaganda – annuncia Thor.
- Fratello, come parli? E’ forse codesto il linguaggio di Midgard?
- Ebbene sì, Balder… non posso fare a meno di ignorare gli anni vissuti in essa.
- Lo comprendo. Se non ti dispiace, vorrei parlare al popolo.
- Va’ pure. Sappi che sostengo la tua candidatura.
I due fratelli si abbracciano, prima che uno dei due si rivolga alla piazza.
- Ho avuto già l’onore di fare le veci di nostro padre quando venne ritenuto morto. L’esperienza non fu spiacevole, ma attualmente sono scosso dalla decisione di Odino e il trono non è in cima ai miei desideri. Nonostante questo, se voi mi acclamerete come vostro sovrano, accetterò di buon grado.
- In pratica lo vuole il trono o no? – scherza perplesso Red Norvell, dietro le quinte.
- Se permettete… - si fa strada, con altezzosità, il signore indiscusso del Vanaheim, catapultandosi verso il balcone.
Njordr usa tutta la sua voce per parlare alla folla. E non è poca.
- Ritengo di essere il giusto successore del grande Odino. Dopo millenni di dominio incontrastato degli Asi sui Nove Mondi… è ora che i Vani, loro pari, prendano il posto che spetta loro nell’ordine delle cose!
- Non sono discorde dalla tua opinione, Njordr… - interviene Thor - ma sappi che sono favorevole ad un ritorno alla completa autonomia da parte del Vanaheim e dell’Alfheim.
Un sopracciglio del dio marino si inarca, incuriosito e indispettito allo stesso tempo da quella affermazione.
Ma gli Asgardiani incalzano, voglio ascoltare tutti i pretendenti, i quali, volenti o nolenti, non si fanno attendere troppo. Come Bor, padre di Odino.
- Parlo anche a nome di mio padre Buri. Sebbene entrambi abbiamo secoli di regno sulle nostre spalle e potremmo reclamare legittimamente il titolo che fu nostro, il ciclo si ripete… a suo tempo, mio padre abdicò in mio favore, e secoli dopo feci lo stesso con Odino… sarebbe innaturale se io o mio padre sedessimo ancora su Hlindhskyalf. Buri e Bor votano a favore di Thor, per seguire una millenaria tradizione del nostro pantheon.
Il dio del tuono assiste, con un’espressione apparentemente seria e indifferente, l’avvicendarsi dei probabili sovrani. E non sa più cosa pensare: né chi, tra loro, sia il più adatto a regnare… né se egli stesso ne sia degno.
Nel frattempo, un altro dei suoi fratelli si fa avanti. Nessuno degli altri sembra interessato alla candidatura, a parte il più sicuro di sé, il forte Vidharr.
- Il mio nome significa “governatore di grandi territori”, destinato secondo le leggende a regnare sui Nove Mondi dopo il Ragnarok… credo che questo basti e avanzi.
- Fatemi parlare – chiede improvvisamente Odino, e nessuno ovviamente gli nega niente. La sua sola presenza inspira devozione nelle persone radunate ai piedi del Gladsheim.
- Ho scelto Thor come mio successore perché in tutti questi anni si è battuto sempre come campione di Asgard, nonché di Midgard, ed è uscito vittorioso da ogni sfida e battaglia. Gli ho insegnato l’umiltà con mezzi severi e ritengo abbia imparato cosa significa. Non farebbe mai niente di contrario alla pace e all’equilibrio dei Nove Mondi e dei suoi abitanti. E’ tutto.
Stavolta, riflessiva, la folla rimane zitta. Per qualche secondo a Gladsheim si respira un’aria surreale. Quando Thor si rende conto che nessun altro ambisce al trono di Asgard, sempre più confuso, ma ligio al suo dovere, ordina agli Asgardiani:
- Ebbene, sudditi… decidete entro sei ore[9]. Al tramonto sarà nominato il nuovo Signore dei Nove Mondi.

Un minuto dopo, il dio del tuono e suo padre sono rimasti soli. Thor vorrebbe chiedergli ancora spiegazioni sulla sua decisione e consigli per un suo eventuale mandato… ma caccia questi pensieri e si dedica a questioni più urgenti.
- Nel frattempo che il popolo decide… penso sia doveroso far uso della mia temporanea autorità per ristabilire l’ordine in vari Mondi. Dobbiamo risolvere alcune questioni in sospeso, che stanno già degenerando…
- Dobbiamo? – chiede sorpreso Odino.
- Finché non sarà eletto definitivamente un sovrano, dovrai aiutarmi, padre.
- Sei tu il Reggente.
- Non Re. E tu sei abdicante, non abdicato. E nel caso improbabile in cui dovessi essere riconfermato sovrano… sarei molto felice di avere la tua collaborazione nella gestione del regno.
- Lo vedremo a suo tempo, figliolo… ma sentiamo: che questioni in sospeso vuoi risolvere in queste ore?
- Ebbene, durante l’assedio di Gimlé sono periti molti capi. Il regno di Nornheim è privo della guida di Karnilla, così come il popolo della Foresta Incantata o la comunità dei Troll sono allo sbando, senza Hrimhari e Geirrodur. I troni del Jotunheim e del Svartalfheim sono altrettanto vacanti, morti Utgard e Malekith. Solo Alfheim è retto saldamente da Frey e Gerd, come il Niffleheim da Hela e il Vanaheim da Njordr. Sarebbe opportuno centralizzare il potere, per il momento, ad ognuno degli Otto Mondi.
- Non vuoi trovare un sostituto per sovrani minori come Karnilla o Hrimhari, deduco.
- Esatto… e allo stesso tempo, alleggerire le mie responsabilità.
- Questo intento non è degno di te, Thor.
- Per sei ore sarò sovrano mio malgrado… e non perderò questa occasione di avviare Asgard verso una nuova era.
- Ho la nettissima sensazione che tu abbia già cambiato completamente idea sulla mia decisione. Me ne compiacerei, se solo la tua improvvisa vanagloria non iniziasse a farmi pentire della scelta. Però, ho preso questa decisione perché sono insoddisfatto del mio regno, durante il quale Asgard ha subito le più atroci e inimmaginabili tragedie. Spero che il tuo corso, breve o millenario che sia, prevenga ulteriori drammi. Tu… o l’eventuale nuovo re… avrete bisogno di un fidato consigliere… Hescamar!!
Uno dei corvi di Odino arriva volando e gracchiando. Non fa in tempo a posarsi sulla spalla del suo padrone, che questi lo investe con un lampo di luce proveniente dal suo scettro. Pochi secondi, e il volatile ha lasciato il posto a…
- Marnot! – lo riconosce Thor.      
Suo padre aveva già reso una volta il suo corvo antropomorfo e potente per sconfiggere la minaccia degli Dei Oscuri, E Thor ricorda benissimo quella recente guerra.
- E’ un piacere tornare a servirvi in queste vesti, signori – si inchina l’enigmatica creatura.
- Marnot, ti nomino consigliere del sovrano di Asgard, carica ricoperta attualmente da mio figlio Thor.
- Ne sono lieto, signore. Penso che ne avrà molto bisogno… Se può interessarle, mio padre Huginn mi ha appena riferito che c’è subbuglio tra i Troll. Ulik sta cercando di imporsi come loro sovrano.
- Dovevo immaginarlo. Il problema dei Troll è che hanno colonizzato tutti i Mondi e non ne hanno uno loro, così da poterli tenere a bada… l’ideale sarebbe un’emigrazione di massa verso lo Svartalfheim. Ad ogni modo, manda Forseti o qualcuno di altrettanto competente nelle Montagne di Asgard. Con un po’ di fortuna la situazione si stabilizzerà e strapperemo loro un trattato di pace; nonostante gli attriti, lo dobbiamo ad Ulik, dal momento che non ha cospirato contro di noi insieme a Loki.
- Lo credo bene, tra i complottatori c’era Geirrodur…
- Lo so, grazie dell’aiuto – lo zittisce Ricciolidoro - Bene. Ciò non toglie, padre, che necessito della tua competenza mistica. Sei il mago più potente del Regno Dorato e già solo questo ti rende indispensabile, da monarca o meno.
- Te ne do atto, Thor. Intendi servirti presto delle mie arti?
- Subito. Richiama Ymir dal Mare dell’Eterna Notte.
Odino e Marnot strabuzzano gli occhi, l’uno più deluso, l’altro più divertito.
- Avrei dovuto immaginare che sarebbe stata una pessima scelta lasciare il regno nelle tue mani, figlio scellerato! Hai avuto una parte del potere che potresti ricevere tra qualche ora… e ti ha dato già alla testa!?
- No, padre, so quel che faccio.
- Ne dubito. Qualunque cosa tu abbia in mente, se coinvolge Ymir, non è ben ponderata.
- Hai affermato di fidarti di me. Dimostralo, e non trasgredire ad un ordine dell’autorità riconosciuta di questo interregno.
- Potrei anche farlo, Thor… ma ho avuto l’amara conferma della tua natura istintiva e irragionevole.
- Non puoi offendermi solo perché mi hai concepito! Ma ne riparliamo tra un minuto – cambia argomento il dio del tuono, in fervore - Riguardo a te, Marnot… oltre a fare ciò che ti ho chiesto prima, convoca Freya e offrile il trono di Svartalfheim. Se accetta, recatevi lì e strappate al popolo degli elfi il consenso all’insediamento. E fa’ giungere qui Var.
- Ma… Thor…
- Nessun “ma„. Tu provaci. Se fallisci, poco male, troveremo un’altra soluzione.
- Come vuole, signore… - conclude il consigliere, svanendo nel nulla.
- Posso sapere cosa hai in mente?
- Dopo. Adesso ho bisogno di parlare con mia moglie.
- Va’ pure, ma ricordati che Marnot non è il tuo schiavo…
- Sarà il mio più fidato collaboratore, grazie a te.
Salutato tacitamente suo padre, Thor raggiunge sua moglie, com’era sua intenzione.
- Novità? – chiede la dea delle messi.
- Mio padre sta già tornando sui suoi passi.
- Perché mai? E’ pentito della scelta?
- Reputo di sì. Il Regno è minato da una serie di vuoti di potere, dopo ciò che è accaduto, ed essendo attualmente la massima autorità, è mio dovere cercare di ripristinare l’equilibrio e la pace.
- Non colgo l’attinenza con…
- Odino è in disaccordo con alcune misure che sto adottando. Ad esempio… concedere al gigante Ymir il governo del Jotunheim.
Sif spalanca la bocca, sconvolta. Alcune parole le si spezzano in gola, e poi…
- Ma… capisco la perplessità di Odino… Ymir è sempre stato una spina nel fianco per tutti noi…
- Entrambi dimenticate quanto si è rivelato fondamentale nella fondazione dei Nove Mondi.
- Spero tu sappia quel che fai.
- Anche tu pensi che io sia inadatto a regnare, nevvero?
- Sei un dio eccezionale, Thor, lo hai dimostrato a più riprese nel corso degli anni. Non dico altro.
- Ho colto il significato nascosto delle tue parole – sorride amaramente il dio del tuono – adesso devo andare…

Qualche minuto dopo, Thor è nella Sala dei Trattati al fianco del dio dei giuramenti – Var, appunto - e di suo padre, tutti intorno ad una fiamma azzurra.
- Padre… - è l’unica parola che dice il Reggente, facendo capire ad Odino ciò che deve fare: evocare l’immagine del più antico gigante dalla sua prigione dimensionale. L’espressione del Padre di Tutti è palesemente contrariata e rassegnata.
- Chi mi chiama? – roba la voce del gigante.
- Thor, Reggente di Asgard.
- Cosa vuoi, figlio di Odino?
- Ymir… considerando il sangue in comune tra Giganti e Asi… ti offro il trono di Jotunheim… a condizione di un irrevocabile patto di non belligeranza tra i nostri due Mondi e tra i nostri Mondi e gli altri. Devi altresì garantire una sovranità locale al regno di Nornheim. Il patto sarà siglato sotto l’occhio vigile di Var. Conosci la punizione per chi infrange un accordo firmato davanti al dio dei giuramenti.
- La morte, a cui nemmeno io potrei sfuggire. Ebbene, non ho grossi motivi per non accettare, dio del tuono… ma voglio sapere come mai questa decisione.
- Utgard-Loki è morto e tu sei l’unico suo legittimo sostituto.
- La notizia mi riempie di gioia. E’ merito suo e dei suoi stregoni se durante la guerra con Seth non ho potuto approfittare del caos dimensionale per fuggire.
- Bene. Spero che il nostro accordo sia fruttuoso. Var…
Il dio lancia nella fiamma una pergamena che, innaturalmente, non si consuma al contatto con il fuoco blu, anzi: nuovi simboli si marcano dal nulla in calce ad essa. E’ la firma mistica suggellata a distanza dall’essenza di Ymir. E’ solo allora che il braciere emana una luce maggiore, solo per spegnersi improvvisamente.
- Ymir è il nuovo sovrano di Jotunheim. Dubito che qualunque gigante abbia il coraggio e la possibilità di contrastare questa decisione.
- Sono purtroppo concorde sulla tua ultima affermazione, che non fa altro che sottolineare il potere incontrollato che abbiamo appena liberato e legittimato. Nutro dubbi sul fatto che persino Var abbia potere di morte su Ymir. Abbiamo praticato una procedura inedita.
- C’è sempre una prima volta. Non sottovalutare l’intelletto del nemico: il gigante primordiale non è uno sprovveduto ed è consapevole di essermi debitore per averlo liberato e per avergli assegnato una carica così importante.
Odino non replica a suo figlio.
- Adesso mi reco a Svartalfheim per aggiornarmi – comunica Thor.
- Va’ pure… io ho da cremare e maledire i cadaveri dei cospiratori.

Il Palazzo della Demistificazione, in un remoto quadrante dell’universo…
Il messaggio lanciato da Ashema verso tutte le divinità aliene alla Terra[10] sta risuonando nello spazio, ad una velocità maggiore di quella della luce, sfidando le leggi della fisica comune.
Il segnale tachionico raggiunge anche una costruzione a metà fra il mondo fisico e l’iperspazio… un luogo dove giace dormiente una creatura dei Celestiali.
Adesso, grazie al messaggio, Godstalker si è risvegliato. E sa cosa deve fare.

Tempo dopo, nel Mondo degli Elfi Neri…
- Alla proposta di insediare Freya sul trono, c’è stato un incredibile plebiscito nella comunità dei Nani…  - riferisce Marnot.
Evidentemente certe storie che ho sentito che parlavano di lei e dei Nani hanno un fondamento di verità…, pensa imbarazzato il Reggente.
- Purtroppo – continua il collaboratore corvino - gli Elfi Neri non sono dello stesso avviso… in fondo sono due espressioni diverse di una stessa popolazione… c’è Kurse, o Algrim, come si fa chiamare di nuovo adesso, che rivendica un’autorità nel regno…
- Fammici parlare, Thor… - chiede la dea, presente al colloquio.
- Come desideri.
Freya si dirige nella sala in cui si stanno svolgendo le trattative e chiude la porta.
- Salve, signori. Per caso voi elfi siete frigidi o impotenti? – esordisce, spiazzando tutti.
- Noi? No… ma cosa… - cerca di controbattere Algrim.
- Bene, allora penso che potremo divertirci durante il mio regno…
Un minuto dopo, la dea esce soddisfatta dalla stanza.
- Tutto a posto, Thor… - annuncia Freya, con una pergamena fra le mani – hanno ratificato la mia salita al loro trono…
- Ma… come hai fatto?
- Le donne ne sanno una più del diavolo… - dice, baciando il dio sulla guancia per gratitudine - … ti sarò eternamente grata di avermi concesso un intero Mondo…
- Non tradire la mia fiducia, figlia di Njordr e se riesci, cerca di mantenere Eitri al governo di Nidavellir.
- Non mancherò, Thor…
Passa qualche minuto in cui i sovrano stabiliscono gli ultimi dettagli e organizzano l’incoronazione, quando nella reggia di Svartalfheim arrivano due inattesi ospiti, Freyr e Gerdh.
- Allora è vero, Freya? Regni sul Mondo degli Elfi Neri?
- Ebbene sì, fratello… anch’io sono una sovrana come te, adesso! – lo abbraccia, colma di gioia.
- A proposito di questo, Freyr… - s’introduce Thor - mi raccomando… il vostro trono è confermato, ma preoccupati di dare voce al popolo degli Elfi Chiari. Sono creature benevole, ma dopo questi cambiamenti politici potrebbero rivendicare una loro rappresentanza sul trono di Alfheim…
- Non mancheremo di farlo, Thor – lo rassicura Gerdh.
- I Vani sono molto soddisfatti del tuo fulmineo operato – riprende Freyr - Si è sparsa la voce che in poco tempo stai gestendo degnamente la crisi del vuoto politico…
- E il popolo, nonostante tutto, si fida molto della parola di Odino… - conferma Freya.
- Spero di stare interpretando male le vostre parole…
- Thor, non mentire a te stesso. Sei un guerriero, è vero, ma muori dalla voglia di dimostrare a tuo padre di essere all’altezza delle sue aspettative, se non di più. E in poche ore lo stai dimostrando.
- Io… sono confuso. Ho sempre pensato a Balder come successore di nostro padre… e l’idea di sedere su Hlindhskyalf  a tempo indeterminato… genera in me sensazioni contrastanti. In fondo hanno ragione: tra tutti i miei fratelli, sono forse il meno adatto a regnare. Ma… dalla mia, ho l’esperienza su Midgard, dalla quale ho imparato moltissimo sulla politica dei mortali. E se applicassi nel Regno Dorato esclusivamente i principi benefici di quella scienza umana… - non conclude la frase, sopraffatto da mille scenari che si aprono nella sua mente.
- Allora buona fortuna, Thor – gli augura Freya, baciandolo per l’ennesima volta sulla guancia, per poi congedarsi insieme ai suoi familiari.

- Sei avventato! – lo redarguisce Odino, apprese le ultime notizie - Hai liberato una forza della natura come Ymir e gli hai consegnato un intero Mondo! Hai piazzato sul trono degli Elfi Neri una donna che non sa niente di politica e che riuscirà a controllare la situazione per poco, con i suoi mezzi ambigui! Hai limitato la nostra stessa autorità sui Nove Mondi!
- L’ho fatto per rendere meno appetibile il tuo maledetto trono! – si giustifica Thor, ma suo padre fa orecchie da mercante.
- … e sei riuscito a combinare questo pandemonio in poche ore! Ma cosa mi è saltato in mente…
- Evidentemente la tua reputazione di saggio onnisciente è immeritata.
- Non osare usare quel tono con me! Stai rischiando di far precipitare il Regno Dorato nel caos con le tue insane idee! E affermavi di non volerla, la mia eredità!
- Infatti, meglio un giorno che un millennio da re. E non preoccuparti, il popolo non sarà così incosciente da mettere sul trono un bruto guerriero – rassicura, con indecifrabile convinzione – e il mio successore, sicuramente più saggio e assennato di me, saprà mettere le cose a posto.
Odino sbuffa e va via, sempre più preoccupato dalla situazione.
- Marnot, aggiornami.
- Le elezioni sono ancora in corso. Al momento non ho notizie di ribellioni o insurrezioni, solo di festeggiamenti o di calma assoluta.
- Mi… mi stai dicendo che finora va tutto bene? Nessuno si sta lamentando?
- Questo è quanto, Thor. Non posso però assicurare che la situazione rimanga stabile per molto tempo. Le sue ingerenze potrebbero creare risentimenti in…
- Ingerenze? Ho firmato un decreto che concede maggiore sovranità agli altri Mondi… e potrebbero accusarmi di ingerenze?
- Consiglio di far circolare la notizia del nuovo status politico dei Nove Mondi. Posso permettermi di scriverlo di mio pugno?
- Certo. Non mancare di sottolineare la stabilità e la pace conseguenti alle mie decisioni.
A volte appare come un sovrano riluttante, a volte come un despota sicuro di sé. Mi auguro sia imputabile all’agitazione del momento, e che la sua sicurezza sia falsamente ostentata, riflette Marnot, dileguandosi.

Thor stesso, però, si è reso conto del suo altalenante atteggiamento nei confronti del suo ruolo. A questo scopo si è chiuso in una stanza privata a riflettere, in attesa spasmodica della decisione del popolo. Solo adesso sta considerando seriamente l’eventualità di poter essere confermato Signore di Asgard. Nella mente gli risuonano le parole di suo padre, e quelli dei Vani, forse dettate alla gratitudine. E’ davvero adatto a governare o no? Forse la verità sta nel mezzo, come succede di solito. In ogni caso, il dio del tuono si ripromette di essere sempre umile, clemente e comprensivo.
- Padre! – urla Uller, aprendo con violenza la porta – Sta per essere annunciato il nuovo re!
- Arrivo, figliolo – risponde emozionato il dio.

Gladsheim.
Hugin e Munin volano verso il loro padrone, cingendo con le loro zampe il rotolo contenente il responso degli Asgardiani.
Sulla balaustra c’è Odino, al centro, con la mano tesa verso i suoi corvi. Intorno a lui, tutti i candidati al trono. Sotto di loro, la massa straripante di elettori.
Con trepidazione, il Padre di Tutti spiega la pergamena. La sua espressione è volutamente indecifrabile.
- Popolo di Asgard, sono lieto di annunciarvi che il nuovo Signore di Asgard risponde al nome di Thor Odinson!
- Lunga vita al re! – grida qualcuno in piazza, mentre il dio del tuono, paralizzato dallo stupore, viene acclamato da tutti i presenti, con più o meno ipocrisia a seconda dei casi.
- Congratulazioni!
- Complimenti!
- Mi fa piacere per te!
- Sono principe – sussurra tra sé, esaltato, Uller.
- Salutate il Re e la Regina di Asgard! – incita la folla Odino.
Thor e Sif si affacciano, salutando e accogliendo i tributi.
Ottenuto il silenzio dai sudditi, Thor si schiarisce la gola e pronuncia il suo primo discorso da sovrano.
- Ringrazio coloro che mi hanno scelto per la fiducia e mi unisco alla disapprovazione di chi aveva indicato candidati più adatti a questo ruolo. Assicuro sul mio onore che farò il possibile per garantire il benessere e la pace del nostro mondo. Questo obiettivo è di difficile conseguimento, ma vi prometto queste cose. La minaccia del latitante Fenris verrà prevenuta per tempo. Gli dei terrestri caduti a causa di Seth verranno liberati dalle grinfie di Mefisto. Conosceremo i nostri fratelli perduti in tutto l’universo. E i Nove Mondi non saranno più oggetto di guerre intestine.
Un boato di approvazione si leva dalla folla entusiasta.
Il Regno di Thor è iniziato.


Nella prossima raccolta:
Come promesso nel discorso di Thor, parte la Caccia a Fenris, in un crossover al fulmicotone con “Power Pack”! Inoltre, l’avvento dei Tre Che Sono Tutto e di Godstalker, senza far mancare la risoluzione della questione “Mefisto” trascinata da troppi numeri!

Note
Gli altarini vengono a galla: l’idea del Thor sovrano me l’ha data Dan Jurgens, e non ho esitato ad applicarla (nonostante i pareri di chi indica Thor come improbabile re) perché mi sembra strano che in quarant’anni di fumetti Marvel non sia mai successo, essendo Thor il principe ereditario. Sicuramente non è il più adatto degli eredi, ma il tentativo lo si fa, no? Non preoccupatevi, dal prossimo numero torna l’azione e l’avventura pure! Mi scuso, infine, per gli eventuali cambi di traslitterazione di alcuni nomi: non è facile con tutte le possibili variazioni dei nomi norreni…

 


[1] Su “Quasar”#23.

[2] Su “I Difensori”#18.

[3] Su “Capitan America”#7.

[4] Su “Devil&Thor 2002”.

[5] Bevve il nettare olimpico per riacquistare le forze per combattere Seth nell’ormai classica “Teomachia”, ma ha anche bevuto la tisana di Panacea nelle prime storie di questa raccolta.

[6] V. #4 di questa serie e “Fantastic Force”#5.

[7] Per i puristi, avverto che “parricidio” vuol dire “uccisione di un genitore”, in senso stretto, e “uccisione di un parente”, in senso lato.

[8] A titolo di cronaca, personaggio probabilmente inventato da Dan Jurgens e non appartenente alla mitologia classica,a  differenza degli altri.

[9] Secondo la mia concezione, nelle dimensioni divine il tempo scorre più lentamente che su Midgard.